Acquisti al centro commerciale, puntatine al centro di bellezza e poi giornate trascorse al mare. Ogni dettaglio è condensato in una articolata relazione investigativa commissionata dall'Asp di Catanzaro allo scopo di "incastrare" una presunta dipendente "infedele" dichiaratasi in malattia da circa tre mesi ma osservata, nel frattempo, lasciare l'abitazione «durante la fascia orario di rispetto fissata dalle norme in vigore».

Il pedinamento

È quanto si legge nelle conclusioni alle attività investigative che però, secondo la difesa della dipendente, sarebbero «illegali e illecite» perché lesive della sfera personale e familiare, la donna «pedinata dal proprio datore di lavoro contra ius e nello svolgimento dei propri atti di vita quotidiani». Entrambe le parti in causa hanno già annunciato il deposito di una querela: l'Asp per verificare eventuali ipotesi di reato o danno erariale; la dipendente, invece, per denunciare l'«atto lesivo dei diritti essenziali e delle libertà della lavoratrice».

Il procedimento disciplinare

Finisce, quindi, in un muro contro muro il provvedimento disciplinare originariamente disposto dall'Asp di Catanzaro nei confronti della funzionaria amministrativa sospesa dallo stipendio e dalle funzioni per essere, infine, trasferita in altro ufficio. Atto impugnato dinnanzi al Tribunale del Lavoro a cui l'Asp si è opposta producendo in giudizio la relazione investigativa: ritenuta «illegale» dalla difesa della dipendente; eloquente, invece, per l'azienda sanitaria.

Le violazioni del domicilio

Condensate, in oltre cinquanta pagine, almeno 14 violazioni dal domicilio nelle ore vincolate, argomenti utilizzati dall'Asp per denunciare nuovamente il caso della donna assente dal lavoro da tre mesi all'ufficio procedimenti disciplinari aziendale e a porlo a fondamento di una segnalazione da indirizzare alla Procura e alla Procura della Corte dei Conti.

In piscina

Ad esempio il 30 agosto, quando l'investigatore privato annota: «Parte dalla propria abitazione alla guida della sua auto e si reca in via Carlo V, dove preleva una donna e un bambino. Riparte e si ferma nel parcheggio interno del Grand Hotel Paradiso. Qui scende e insieme alle altre persone si reca presso le piscine dello stesso hotel». O ancora il 22 agosto quando esce da casa per raggiungere «il parcheggio del lungomare Nausicaa, antistante il ristorante Marina Blu di Montepaone» e viene vista «insieme a tantissimi invitati».

Al centro estetico

Il 23 giugno, invece, in un altro ristorante è in corso un banchetto «con la partecipazione di numerosi invitati che escono con in mano una bomboniera». Il 26 giugno al giuramento di Ippocrate dei medici chirurghi. Il venerdì 14 giugno «parcheggia ed entra nel centro estetico». Ancora il 30 giugno quando «l'autovettura si ferma sulla spiaggia del villaggio Costa Azzurra a Simeri Crichi mare dove piantano l'ombrellone» insieme al marito.

La denuncia all'ispettorato del lavoro

I dettagliati spostamenti sono contenuti nella relazione investigativa, diffusa dalla difesa della donna a corredo di una denuncia trasmessa all'ispettorato del lavoro e al commissario ad acta con cui si denuncia il «fatto grave e penalmente rilevante rispetto a cui la dipendente riserva di depositare esposto querela alla Procura della Repubblica».

La versione della difesa

Secondo quanto sostenuto dall'avvocato infatti «la dipendente alcun obbligo ha di rispettare le fasce di reperibilità per la propria invalidità permanente e per la patologia che l’ha costretta ad assentarsi dal lavoro per malattia. Il rispetto della presenza del dipendente nelle fasce di reperibilità deve essere accertato dagli organi competenti e cioè Inps o Guardia di Finanza».

Stati d'ansia e tensioni emotive

Secondo quanto ricostruito dalla difesa sarebbe stato proprio il trasferimento d'ufficio disposto dall'Asp a determinare «stati di ansia e tensioni emotive per come attestato dai certificati medici costringendola ad assentarsi dal lavoro per documentate ragioni di malattia». Aggiungendo che «se fosse valido quanto disposto dal commissario Battistini a carico della povera lavoratrice significherebbe che l’Asp di Catanzaro dovrà incaricare per ogni dipendente che si pone in malattia un pedinamento attraverso un’agenzia di investigazione».