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L’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro scoppia, tanto da dover prevedere almeno quattro o cinque barelle in ogni reparto – in particolar modo nelle unità operative a vocazione chirurgica – per riuscire ad ospitare e assicurare le cure a tutti i pazienti che qui convergono dall’intera provincia e dalle province limitrofe. I malati, infatti, si rifiutano nella maggior parte dei casi di essere curati nelle strutture sanitarie periferiche creando un congestionamento dell’ospedale. Riuscire ad assicurare assistenza alla gran mole di utenza che quotidianamente qui si riversa diventa difficile con la pianta organica ridotta all’osso dal blocco delle assunzioni disposto dal piano di rientro sanitario. Ma al di là della ridotta disponibilità di personale esiste un aspetto ben più grave che riduce la possibilità di erogare prestazioni efficienti: il gran numero di dipendenti che godono di prescrizioni mediche e che quindi sono limitati nello svolgimento delle attività lavorative.
Limitazioni e prescrizioni
All’ospedale Pugliese il 43% del personale infermieristico (operatori sociosanitari e tecnici di laboratorio) non è infatti in grado di svolgere tutte le mansioni che la propria qualifica richiede. Su un totale di circa mille dipendenti il 24% gode di prescrizioni mediche, il 12% beneficia delle limitazioni assicurate dalla legge 104 e il 7% usufruisce di congedi parentali o aspettativa. Complessivamente, quasi la metà del personale non è in grado di svolgere in maniera completa il lavoro per cui è stato assunto e spesso queste limitazioni si riverberano, producendo effetti negativi, sulla qualità e sui livelli di prestazioni erogate dalla struttura sanitaria. Nella maggior parte dei casi si tratta di patologie che non consentono di sollevare pesi o di lavorare con degenti allettati (ernie del disco e mal di schiena). Alcuni hanno certificata un'allergia ai guanti o patologie derivanti dallo stress lavorativo. Vi sono poi anche operatori che hanno ottenuto certificazioni per patologie gravemente invalidanti o terminali, accertate tramite ricovero.
Caso per caso
Vi sono, ad esempio, alcuni casi limite che però descrivono in maniera plastica le difficoltà in cui si dibatte l’azienda per riuscire ad assicurare quotidianamente le cure mediche alla numerosa utenza che vi si rivolge. Il blocco operatorio è dotato di 45 infermieri, 31 dei quali godono di prescrizioni mediche, 5 hanno ottenuto congedi parentali o sono in aspettativa e 3 usufruiscono dei permessi garantiti dalla legge 104. Il reparto di Radiologia dispone di 12 infermieri, tutti beneficiari di prescrizioni mediche e 4 delle agevolazioni previste dalla legge 104. Al presidio ospedaliero Ciaccio la situazione non è diversa: in Radiologia su 5 infermieri, 3 dispongono di certificati medici che attestano l’impossibilità a svolgere tutte le mansioni lavorative, 2 sono in aspettativa o in congedo parentale e 2 usufruiscono della legge 104. Nella sala prelievi del Pugliese vi sono poi 9 infermieri, tutti con prescrizione medica e 4 che hanno certificata la legge 104. Ma i casi sono davvero molti. In Patologia neonatale su 36 infermieri, 12 usufruiscono di prescrizioni mediche, 6 sono in aspettativa o si sono visti accordare dall’azienda un congedo parentale e 2 godono della legge 104. In Microbiologia su due infermieri in servizio entrambi si sono visti certificare limitazioni nello svolgimento delle attività. Lo stesso accade nel reparto di Chirurgia Plastica, nell’ambulatorio di Ortopedia, in Fisiatria, in Medicina Nucleare. Nel reparto di Endocrinologia e Diabetologia, infine, su 7 infermieri tutti hanno prescrizioni e 2 godono della 104.
Luana Costa