Dopo la lettera di alcuni docenti del liceo Valentini-Majorana di Castrolibero ai loro studenti, arriva un’altra attestazione di vicinanza ai ragazzi che da giorni stanno occupando la loro scuola in seguito ai racconti sulle presunte molestie perpetrate da un professore. Diverse le studentesse che lo accusano, due hanno presentato formale denuncia e oggi il prof di matematica e fisica del liceo è indagato.

Oggi, a scrivere ai ragazzi ma anche ai colleghi e alle istituzioni tutte è Gabriele Petrone, docente di filosofia e storia del Valentini-Majorana. Petroni spiega perché non prenderà parte al Collegio docenti convocato per domani e propone inoltre di unirsi agli studenti per l'occupazione e anche per il corteo studentesco che si terrà il 18 febbraio a Cosenza. Di seguito la lettera integrale del professore Petroni.

«Ho ricevuto ieri la convocazione del Collegio dei docenti dell’IIS “Valentini-Majorana” con all’ordine del giorno “possibili strategie per il recupero del rapporto insegnamento-apprendimento”. Considero questa iniziativa sbagliata e completamente avulsa da quello che sta succedendo in questi giorni. Ho, pertanto, maturato la decisione di non parteciparvi.

Credo che evidentemente non si sia ben compreso che la rottura profonda del patto educativo della nostra comunità non può essere sanata continuando a perseguire una impostazione pervicacemente burocratica.

La nostra scuola è al centro della attenzione della pubblica opinione nazionale da più di dieci giorni. È entrata nell’Aula solenne della Camera dei Deputati con una interpellanza parlamentare; è intervenuto il governo con due Ministri, quello dell’Istruzione e delle Pari Opportunità, è in atto una ispezione e sono aperte indagini della Magistratura. Gli studenti e le famiglie stanno raccogliendo le firme per chiedere la rimozione della dirigente scolastica. Cosa deve accadere ancora per accorgersi che ha davvero poco senso preoccuparsi dei topi quando l’intero edificio sta bruciando?

È necessario che le istituzioni tutte, a cominciare dal nostro istituto, producano atti in grado di operare una radicale azione interruttiva di quanto sta accadendo.

Soltanto questo potrà consentire un sereno e normale ritorno in classe.

Si convochino piuttosto il Collegio dei docenti e il Consiglio di Istituto per proporre e organizzare la partecipazione degli insegnanti alle attività di autogestione, magari promuovendo un confronto sui temi sottesi dalla pratica dell’educazione di genere.  Si aderisca, inoltre, alla manifestazione dei nostri studenti e di tutti quelli della regione che si svolgerà il prossimo venerdì 18 febbraio a Cosenza.

Sarebbero questi i primi atti responsabili e di forte valenza istituzionale che bisognerebbe compiere.

Come educatori e famiglie abbiamo un solo dovere: essere dalla parte dei nostri studenti senza se e senza ma sui temi da loro sollevati.

Sono gli studenti, la loro sicurezza, il loro benessere, la loro crescita umana, civile e democratica l’unica ragion d'essere della scuola.

Alle altre istituzioni, a cominciare dal Ministero della Istruzione, attraverso le procedure previste dalla legge, il compito di chiudere immediatamente, con i provvedimenti dovuti, annunciati dal Governo in Parlamento, questa dolorosa vicenda una volta per tutte».