«Nell’interesse del nostro assistito  Recordare Roberto, da tutti i mass media indicato quale soggetto indagato (nessuno indica per quale ipotesi di reato) per avere gestito ingentissime somme di denaro per conto di consorterie criminali, si intende precisare che il ”massacro” mediatico al quale il nostro assistito è, da giorni, sottoposto, in maniera incessante, impone di segnalare che egli non è stato raggiunto da alcuno avviso di garanzia o diverso atto processuale, che lo indichi quale persona sottoposta ad indagini».

Lo scrivono in una nota gli avvocati, Domenico Ceravolo e Vincenzo Parrello.

«Dell’intera vicenda Recordare – aggiungono - è venuto a conoscenza solo ed esclusivamente attraverso i mezzi di comunicazione che hanno riportato i contenuti (veri o falsi) di atti processuali .

Appare il caso di evidenziare che la vicenda, così per come rappresentata, rivela una, oramai diffusa, quanto discutibile, prassi ( ai limiti della inciviltà giuridica) che ha come unico effetto la lesione del diritto fondamentale di difesa nel processo penale.

La diffusione di intercettazioni e/o del contenuto di altri dati processuali – si legge nel comunicato - sarà portata alla attenzione della competente Autorità Giudiziaria al fine di verificare se, e da chi, siano state poste in essere condotte contrarie al divieto di pubblicazione di atti non divulgabili. Condotte penalmente rilevanti.

Sul merito della vicenda  Recordare – concludono i legali - si dichiara a completa disposizione degli Organi inquirenti, ai quali sarà richiesto di essere sentito al più presto».

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La replica

Appare curioso che avvocati esperti e attenti, che con solerzia questionano articoli riguardanti i loro assistiti, dimostrino di avere sguardo strabico nel leggere i pezzi che pretendono di contestare.

I legali di Roberto Recordare, imprenditore finito al centro dell’informativa che dà conto di svariate operazioni di maxiriclaggio, sembrano non aver letto il passaggio in cui si afferma che è depositata agli atti dell’inchiesta Euphemos dalla procura di Reggio Calabria e come tale acquisita e a disposizione di tutti i legali impegnati in quel procedimento. «La diffusione di intercettazioni e/o del contenuto di altri dati processuali sarà portata alla attenzione della competente Autorità Giudiziaria al fine di verificare se, e da chi, siano state poste in essere condotte contrarie al divieto di pubblicazione di atti non divulgabili. Condotte penalmente rilevanti» si legge nella nota, a metà fra minaccia e lagnanza.

Appare poi curioso che ci si preoccupi di sottolineare che  il ”massacro” mediatico al quale il nostro assistito è, da giorni, sottoposto, in maniera incessante, impone di segnalare che egli non è stato raggiunto da alcuno avviso di garanzia o diverso atto processuale, che lo indichi quale persona sottoposta ad indagini. Dell'intera vicenda Recordare è venuto a conoscenza solo ed esclusivamente attraverso i mezzi di comunicazione che hanno riportato i contenuti (veri o falsi) di atti processuali». Per dovere di cronaca, non si può non ricordare che un intero paragrafo dell’informativa sia dedicato alla fuga di notizie che ha permesso a Recordare di scoprire di essere sottoposto a intercettazioni e di cercare e scovare una microspia in ufficio. Un altro invece dà conto dei progetti di fuga in Nicaragua.

«Appare il caso di evidenziare – si legge nella nota - che la vicenda, così per come rappresentata, rivela una, oramai diffusa, quanto discutibile, prassi (ai limiti della inciviltà giuridica) che ha come unico effetto la lesione del diritto fondamentale di difesa nel processo penale. Sul merito della vicenda Recordare si dichiara a completa disposizione degli Organi inquirenti, ai quali sarà richiesto di essere sentito al più presto». Appare plausibile pensare che anche gli organi inquirenti non vedano l’ora di ascoltarlo. Sempre che davvero sia a completa disposizione.