La Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha chiesto il processo per quasi tutta la prima giunta comunale guidata da Giuseppe Falcomatà per la vicenda Miramare. Nei giorni scorsi, infatti, il sostituto procuratore Walter Ignazitto ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio con udienza preliminare fissata per il prossimo 17 settembre davanti al gup.

Gli imputati

L’indagine per abuso d’ufficio, oltre al primo cittadino Giuseppe Falcomatà, riguarda anche il vice sindaco Armando Neri, gli assessori Saverio Anghelone, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca e Antonino Zimbalatti. Ci sono anche gli ex assessori, oggi fuori dalla Giunta, Agata Quattrone, Patrizia Nardi e Angela Marcianò. E due tecnici: il segretario comunale Giovanna Acquaviva e la dirigente Maria Luisa Spanò. L’unico ex assessore rimasto fuori dal registro degli indagati è Mattia Neto, assente il giorno della riunione in cui fu approvata la delibera in questione. Per Falcomatà e Acquaviva vi è anche l’accusa di falsità materiale e ideologica aggravata. Nell’aprile scorso, la Procura aveva inviato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Ora, il passo successivo: la richiesta di rinvio a giudizio e, dunque, il rischio più che concreto di un processo.

Abuso d’ufficio

Come si ricorderà tutto nasce dall’assegnazione del “Miramare”, noto hotel di prestigio di proprietà dell’amministrazione comunale, alla onlus “Il sottoscala”, presieduta da Paolo Zagarella. Per il Procura, rappresentata dal sostituto procuratore Walter Ignazitto, le persone indagate avrebbero violato i doveri di «imparzialità, trasparenza e buona amministrazione», concordando l’affidamento solo con l’associazione di cui l’imprenditore è stato nominato presidente il giorno precedente alla delibera di Giunta. Di fatto, dunque, ci sarebbe stato un impegno di affidamento temporaneo dell’immobile prima della formale deliberazione. Quanto a Falcomatà, non si sarebbe astenuto, pur in presenza di un «interesse proprio che ne inficiava l’imparzialità». Il motivo? Zagarella è notoriamente amico del primo cittadino e gli concesse in uso gratuito il proprio immobile da destinare a sede della segreteria politica, in occasione delle amministrative del 2014, quando venne eletto primo cittadino. Senza indicare con precisione i criteri da seguire per tutte le associazioni, la Giunta avrebbe procurato intenzionalmente un «ingiusto vantaggio patrimoniale» a Zagarella.

Falso

Per il sindaco c’è anche l’accusa di falso, che lo vede coinvolto assieme alla segretaria Acquaviva. Questi, infatti, nella delibera del 16 luglio attestarono come la delibera fosse immediatamente esecutiva; che la collaborazione con “Il sottoscala” dovesse essere una sorta di sperimentazione, prima di una procedura di evidenza pubblica; che l’assegnazione era demandata al dirigente. Dichiarazioni che, per la Procura, non risponderebbero al vero, in quanto il “Miramare” era già nella disponibilità di Zagarella, che aveva le chiavi dell’immobile. Parole mendaci aggravate dalla volontà di occultare l’abuso d’ufficio e retrodatare la delibera.

 

Consolato Minniti

 

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