Ci sarebbero altre due persone destinate ad essere iscritte nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Denis Bergamini. La notizia filtra dalle stanze della Procura di Castrovillari, dove si lavora per mettere insieme tutte le tessere di un puzzle complicato e sbiadito dal tempo. Da quando Eugenio Facciolla ha ottenuto la riapertura del caso, sono state ascoltate oltre 250 persone informate sui fatti per raccogliere dichiarazioni utili a ricostruire il contesto in cui il 18 novembre 1989, è maturato il decesso del calciatore. Tra queste anche la testimonianza dell'allenatore del Cosenza di quella stagione, Gigi Simoni, 80 anni, colpito da un malore il 22 giugno scorso, ricoverato in gravi condizioni all'ospedale Cisanello di Pisa.

L'autopsia e l'incidente probatorio

La riesumazione del corpo di Bergamini disposta per eseguire una nuova autopsia effettuata nel luglio 2017, ha consentito di arrivare nel novembre dello stesso anno all'incidente probatorio, in cui l'accusa è riuscita a dimostrare che il giovane centrocampista rossoblù, non morì suicida sotto le ruote di un camion in transito lungo la Statale 106, a Roseto Capo Spulico. Fu invece adagiato sotto il mezzo pesante, secondo i periti, quando era già morto o in fin di vita, soffocato forse con un sacchetto di plastica. L'attenzione della Procura sarebbe adesso focalizzata proprio sugli esecutori materiali del delitto, due soggetti ai quali dovrebbe essere dato presto un nome e un volto. Al momento, sono tre le persone indagate nella vicenda. Si tratta di Isabella Internò, ex fidanzata di Bergamini, accusata di omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abbietti, dell'autista del camion Raffaele Pisano e del marito della Internò, Luciano Conte, accusato di favoreggiamento personale.

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