«Davvero pensate che per il comportamento assunto in questi anni, Isabella Internò sia una donna cambiata?». Così l’avvocato Fabio Anselmo si è rivolto ai giudici di Corte d’assise durante la sua arringa sulla scena del processo Bergamini. Oggi, infatti, nel Tribunale di Cosenza era in programma l’udienza dedicata ai legali dei familiari del calciatore morto il 18 novembre del 1989, vicenda per cui la sua ex fidanzata dell’epoca rischia una condanna a 23 anni di carcere. Pur presentandoli come semplici «fatti», il difensore di parte civile ha introdotto il tema della cospirazione che si celerebbe dietro l’omicidio e che, a suo avviso, dispiega i suoi effetti già pochi minuti dopo la morte di Denis.

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L'onore perduto e la morte del calciatore  

Il primo medico che arriva sul posto per appurare la morte di Denis, redige «un certificato falso». Di questo, Anselmo ne è certo. «Interessa alla Giustizia sapere perché quel certificato è falso?», chiede ai giudici. Anche la successiva ricognizione cadaverica, non viene effettuata da un medico legale, ma da un medico generico «che non firmerà il verbale e referterà lesioni sul corpo che, invece, non esistono». E poi il primo processo, quello per omicidio colposo celebrato all'epoca contro Raffaele Pisano e definito «inutile» dal legale ferrarese.

«Tutto falso» ha ribadito, includendo nell'elenco anche la perizia redatta sulla dinamica dell'incidente da Pasquale Coscarelli che «con grande coraggio, da persona onesta, è venuto in aula e ha ammesso che si era inventato tutto». Dietro tutto questo, secondo Anselmo c'è il «bisogno catartico» della Internò «di vedersi restituito il proprio onore».

Dalla falsità dei primi atti d'indagine a quella della Internò, il passo è stato breve e agile. Il legale dei Bergamini ha ripercorso quelli che, a suo avviso, sono tutti i «comportamenti strani» di Isabella, compresa la telefonata fatta all'allenatore Gigi Simoni per informare lui e la squadra di ciò che si era appena verificato. «Al telefono si è presentata come la fidanzata di Denis. Perché non ha detto "ex fidanzata"?».

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La famiglia di Denis in attesa di giustizia

Che lei e la sua famiglia fossero tutti presenti al funerale di Bergamini rappresenta per lui «un'esibizione di potere, di onore restituito». Le ultime parole di un'arringa durata quattro ore, sono dedicate a Donata Bergamini. «Pensate a questa famiglia, a cosa ha passato. Vi chiedo di mettervi nei suoi panni: una vita intera trascorsa nel dolore e nell'aspettativa di avere giustizia. Pensate a lei, a suo padre morto in questa attesa e a sua madre che si è ammalata gravemente. Pensate alle loro delusioni, alle violenze subite. Pensate alla negazione di una verità incontestabile». Domani, intanto, a prendere la parola saranno le sue colleghe di parte civile Silvia Galeone e Alessandra Pisa.