L'ex ministro è stato rinviato a giudizio perchè avrebbe messo alle strette alcuni funzionari della prefettura e del gruppo interforze che dovevano decidere la lista delle imprese autorizzate a lavorare negli appalti pubblici per la ricostruzione post terremoto in Emilia
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Carlo Giovanardi andrà a giudizio immediato il 17 dicembre, il gip del Tribunale di Modena ha accolto la richiesta della Procura che ha ereditato l’inchiesta dalla Direzione distrettuale antimafia. L’ex ministro dovrà rispondere alle accuse di minacce a corpo politico, amministrativo e giudiziario, rivelazione di segreti d’ufficio e minacce e oltraggio a pubblico ufficiale.
Nel 2016, l’ex senatore Giovanardi, avrebbe fatto pressioni ad alcuni funzionari della prefettura e del gruppo interforze coloro i quali hanno definito la “white list”, ovvero la lista delle imprese autorizzate a lavorare negli appalti pubblici per la ricostruzione post terremoto in Emilia.
Gli investigatori hanno concentrato l’attenzione sul caso riguardante i titolari dell’azienda Bianchini che, nel maxi-processo Aemilia sulla ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, sono poi risultati imputati. La ditta Bianchini Costruzioni, leader nel settore edile in tutta l’Emilia-Romagna e non solo, era stata esclusa dalla white list nel 2013 proprio per i sospetti legami con uomini vicini alla cosca dei Grande Aracri di Cutro, in Calabria. Successivamente il figlio del titolare della ditta Alessandro Bianchini, apre la Ios una nuova azienda che secondo la Dda di Bologna era solo un escamotage per aggirare l’interdittiva. Però la Prefettura sospetta che dentro la società ci sia lo zampino del padre Augusto e non la ammette alle liste.
A questo punto si fa avanti Giovanardi, che sostiene di aver agito nelle sue prerogative di parlamentare, con il fine di inserire le aziende nella lista di quelle che potevano svolgere i lavori di ricostruzione.
«Gli ho detto à la guerre comme à la guerre. Io su questa roba faccio tutta una interrogazione con tutti i passaggi, eh? Con Bianchini… io se fossi in lui… verrei qua con la rivoltella e vi ammazzo tutti… vi rendete conto che state facendo delle robe folli». In queste registrazioni effettuate da Augusto Bianchini, si sente l’ex senatore spiegare di aver discusso con l’allora prefetto e con l’allora questore e di avere chiesto ragioni del perché anche l’azienda del figlio Alessandro stia avendo dei problemi. Giovanardi ha confidato all’amico imprenditore di essere pronto a fare tutti i passaggi parlamentari necessari, ma non sa che i due sono già sotto inchiesta da parte della Dda di Bologna. «Era mio dovere intervenire – ha spiegato in seguito –, poi mi fermo davanti alle inchieste penali perché le interdittive sono solo atti amministrativi».
Secondo la Dda di Bologna Giovanardi avrebbe chiesto e dopo ottenuto un incontro in un locale pubblico con il colonnello Stefano Savo, Comandante Provinciale, e con il tenente colonnello Domenico Cristaldi, Comandante del Reparto Operativo. Nel quale «minacciava i due ufficiali e ne offendeva il decoro” chiedendo i motivi della loro posizione contro i Bianchini e «chiaramente pretendendo un cambio della predetta posizione».