Un’attività «compiuta in spregio a diverse norme penali ed esclusivamente preordinata al lucro, senza rispetto alcuno della persona umana e dei diritti costituzionalmente riconosciuti, con conseguente attivazione di una struttura fatiscente e priva delle necessarie condizioni per il ricovero degli immigrati». Sono accuse gravi, gravissime quelle indirizzate alla cooperativa Sant’Anna, che gestisce il Cara di Aprigliano e contenute nel fascicolo dell’indagine condotta dal procuratore capo Dario Granieri, assieme all'aggiunto Marisa Manzini e al sostituto Salvatore Di Maio. Il responsabile della cooperativa e il proprietario della struttura sono indagati per concorso in abuso edilizio e altri reati e l’immobile è sotto sequestro. Un sequestro avvenuto d’urgenza perché dagli accertamenti effettuati dai tecnici comunali sarebbero emersi gravi problemi igienico-sanitari, riguardanti anche gli allacci fognari delle strutture.


Ma non solo. Ci sarebbe stata anche documentazione falsa per farsi rilasciare le autorizzazioni necessarie dall’amministrazione locale. A dare il via alle indagini era stata l'associazione "La Kasbah" che più volte aveva denunciato le condizioni igieniche in cui i profughi venivano ospitati.