Undici giorni senza un commissario e nei paesi e nelle città non si parla d'altro. I cittadini sono indignati: «Non è questione di nomi ma di sistema»
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Undici giorni senza commissario per la sanità, anzi con 3 – che però si sono dimessi in malo modo – e la telenovela non lascia affatto indifferenti i calabresi. Nella corrida per la nomina che ancora manca, infatti, secondo i più si entra possenti e si esce comici. Come dar torto a chi guarda, legge o digita su internet, per una fama che ha varcato i confini. Guai ad aspettare all’aeroporto di Lamezia Terme, neanche oggi è giornata del volo speciale “Roma-Calabria”, ma non manca chi – dovendo esprimere una opinione – si sbilancia: «Io solo per metà sono calabrese, ma in questi giorni ho visto qualcosa di vergognoso». Il tassista giura che «il commissario non è arrivato, ma sono arrivato io», nel senso che è tanta l’esasperazione per una crisi economica e sanitaria che morde.
Non c’è angolo della regione dove la sanità non sia un malato terminale, semmai l’indecisione è se affidarsi alla protezione dei santi medici Cosma e Damiano – come fanno gli abitanti di Brattirò di Drapia che lasciano la porta della chiesa aperta anche nei giorni di pandemia - oppure interpretare la fortuna d’essere diventati un caso nazionale. Per la smorfia non ci sono dubbi: i numeri da giocare sono 19 (commissario), 21 (donna, intesa come moglie di Gaudio), 75 (bacio di Zuccatelli), 78 (usciere di Cotticelli), 82 (governo). Cinquina secca, la vincita non è affatto assicurata, ma si ride per non piangere perché c’è chi dice «che siamo abituati a queste brutte figure», chi ce l’ha con chi «sta sui social e poi non fa niente», e chi addirittura chiama «il popolo» con epiteti tesi a sollecitarne la reazione.
Eccolo il calabrese che oscilla come al solito tra umiltà, assuefazione e rabbia, perché c’è chi dice che «con la quinta elementare non si può fare il commissario», chi ammette che «non è un problema di nomi ma di sistema», mentre altri giurano «la brutta figura non è della Calabria ma di tutto il Paese».
La nebbia è a Roma, ma il sistema sanitario in tilt è qui, e, oltre a scrutare il cielo – per chi crede - o sperare nei numeri, per chi è fortunato, il pasticciaccio sanitario porta i cittadini al bivio tra fare e aspettare.