La scossa di questa notte con epicentro Catanzaro, ma arrivata fino alla città di Milone e Pitagora (forse) e mai di Alcmeone e Filolao, potrebbe essere davvero “stereotipo politico” della sindrome da brutto anatroccolo della cittadina crotonese. Sta per chiudere la Camera di Commercio e la certificazione (?) dolorosa dell’attuale Commissario ed ultimo Presidente Alfio Pugliese non ha scosso quasi nessuno: d’altronde, oltre ad essere tardiva non citava nemmeno la vera certificazione avvenuta più di due mesi prima dalla sentenza del Consiglio di Stato che a fine agosto scorso, aveva rigettato il ricorso proposto da Ance Crotone che aveva appunto impugnato, dinnanzi ai giudici amministrativi, l’ordinanza di primo grado riguardante il riordino delle funzioni e del funzionamento delle Camere di Commercio accorpando quelle di Catanzaro, Vibo e Crotone.

Oggi ci prova Carmine Talarico a rilanciare: il prof e giornalista, già sindaco e primo presidente della Provincia di Crotone, parte da una autocritica della sua area di appartenenza, la sinistra. Ma la cosa interessante, forse, è che che cerchi di farlo, inserendo questo tema, e l’evidente scippo di rappresentanza a danno di Vibo e Crotone, dentro un comunque languido dibattito regionale che sta solo osservando il “gioco” di tanti pezzi di centro destra tutti protesi a “collocare” riferimenti dentro la non facile partita del governo nazionale. Se vi aggiungiamo la davvero sterile polemica scatenata contro lo scrittore Emanuele Trevi, premio Strega 2022, che nel corso della trasmissione In Onda di sabato scorso su La7 condotta da Concita De Gregorio e Davide Parenzo, aveva citato Crotone come un tutt’uno con la ndrangheta, certo I concetti stessi di disappunto ed indignazione, diventano davvero gratuiti e poco offensivi per chiunque provi ad esercitarli contro Crotone. Altro che querele minacciate da sindaco e levate di scudi social. Interessante per davvero è infatti indagare ed indagarci tutti circa la responsabilità “indigena” evocate da Carmine Talarico, e non solo quella con vista partiti politici.

Ecco il ragionamento proposto dall’ex sindaco e presidente di Provincia:

"Le dichiarazioni del Commissario della Camera di Commercio di Crotone aprono profondi ed inquietanti interrogativi sulla responsabilità della classe politica crotonese e calabrese. La prima soccombente alle logiche spartitorie di quella calabrese atteso che la rappresentanza istituzionale regionale del nostro territorio è inesistente per una legge i cui Consiglieri, che l’hanno approvata, dovrebbero quantomeno fare sincera autocritica. La seconda decisa ad imporre le sue scelte dentro un quadro di spartizioni di poteri. Ma quello che ha detto Alfio Pugliese appare come un atto coraggioso che, forse, arriva in ritardo, ma dovrebbe svegliare le coscienze di coloro i quali oggi svolgono compiti istituzionali o assembleari di rappresentanza civica. Non di meno vale questa sottolineatura per le associazioni che rappresentano, a vario titolo, il mondo della già povera economia cittadina. Non v’è dubbio che Pugliese lancia una pietra in uno stagno che oggi rappresenta lo stato vero della politica crotonese che ha permesso in questi ultimi anni di far perdere a questo territorio un’autonomia ed una forza istituzionale di un protagonismo che ha cercato di sottrarsi, nel tempo, alle scelte centralistiche della politica regionale. L’appuntamento della nuova costituzione della Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo sta diventando una corsa alla sistemazione di alcune caselle secondo i “desiderata” agganciati alle logiche politiche di chi oggi tiene le redini del Governo regionale.
Una responsabilità “indigena” esiste vista la situazione complessiva che vivono i partiti a Crotone. Ma la tendenza si può cambiare a condizione che cambi la intera dimensione delle attività politiche proprie dei partiti. Anche il Pd ha il dovere di cambiare registro ed impegnarsi su una tematica che potrebbe sfociare nella solita cultura di soddisfare gli interessi corporativi e non quelli associativi che una struttura come la Camera di Commercio dovrebbe perseguire. Un rinnovato impegno a decidere per parte propria le sorti di questa terra è compito precipuo di una classe dirigente che stenta a presentare le sue giuste prerogative per guidare interessanti processi di sviluppo territoriale. Bisogna invertire la tendenza e battersi nelle sedi istituzionali ed in quelle politiche affinché gli interessi generali della città e del suo territorio provinciale vengano difesi. E se non si fa unità d’intenti il fenomeno della mancata rappresentanza territoriale presso la Regione Calabria diventa un’arma in più per coloro i quali hanno preso i voti dei crotonesi, sono stati eletti ed hanno archiviato il gesto di generosità degli elettori di questa terra. Il pericolo di un “feudalesimo” di ritorno c’è; esso è trasversale ed attraversa tutti partiti.
Il lavoro su cui si deve concentrare l’impegno del Pd e della sua nuova classe dirigente deve essere quello di chiudere con gli interessi di bottega e sentirsi protagonisti di un futuro che si costruisce insieme alla gente: a quella che lavora, a quella che non lavora , accanto ai giovani ed agli anziani che rappresentano le generazioni del futuro e del passato. E la sinergia tra queste due particolari esperienze di vita non possono che arricchire il dibattito sociale e civile. L’occasione lanciata da Alfio Pugliese va raccolta dal Pd e fatta sua con tutte le peculiarità che un partito può e deve fornire in queste occasioni. La Camera di Commercio che si sta figurando, grazie ad un altro nefasto provvedimento legislativo nazionale, fa il paio con quella obbrobriosa riforma radicale delle Province. Un altro pezzo di autonomia che cade con il tentativo, ormai palese, di riportare tutto alla centralità di Catanzaro e dei suoi poteri politici ed amministrativi. Come se tanti anni di battaglie per costruire l’autonomia del territorio di Crotone non siano serviti a nulla".
Carmine Talarico (già Sindaco e primo Presidente della Provincia di Crotone)