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Se le dimissioni di Nello Gallo da commissario straordinario di Calabria Verde hanno suscitato scalpore, ancora di più ne crea la possibilità che l'ingegnere non avrebbe proprio potuto ricoprire il ruolo. E' una sorta di marchingegno a scatole cinesi l'ente in house della Regione Calabria. Da mesi le inchieste giudiziarie non fanno che susseguirsi e non terminano nemmeno le magagne.
Per capire l'ultima bisogna tornare al 23 dicembre scorso, quando il direttore Paolo Furgiuele rassegnò le dimissioni dando il via al commissariamento. Peccato che la normativa dell'ente non lo preveda. Per nominare un commissario sarebbe stato, infatti, necessario che il direttore finisse in un procedimento penale con arresto in flagranza di reato. Cosa non avvenuta. Le beghe però non finiscono qui. Leggendo nelle trame della normativa che regola il funzionamento dell'ente emerge chiaramente che nel caso in cui ci sia un impedimento superiore ai sei mesi del direttore generale questo debba essere sostituito. Invece che alla sostituzione si è proceduto però ad un commissariamento, spinti probabilmente dal susseguirsi di inchieste aperte su Calabria Verde che tra appalti e altri ambiti è scivolata troppe volte nel mirino delle Fiamme Gialle e non solo. Ora Gallo ritorna al suo ruolo, quello di commissario al Dissesto Idrogeologico, portando però al governatore diversi elementi di cui dovrà tenere conto su un'azienda che occupa al momento 7500 dipendenti.
Tiziana Bagnato