Secondo il sindacato, in tutta la Calabria esiste un clima vessatorio determinato dall'attribuzione di sempre maggiori poteri discrezionali in capo ai dirigenti scolastici
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Sulla vicenda del liceo Galilei di Lamezia Terme, finito al centro di una vicenda giudiziaria con il provvedimento di sospensione della dirigente (accusata di cambiare i voti agli studenti sul registro elettronico), interviene con una nota il sindacato Usb che parla di «clima pesantissimo e però ben tollerato per anni dalla buona borghesia lametina i cui figli frequentavano la “prestigiosa” scuola, “migliore Istituto della Calabria” secondo l’indagine Eudoscopio, e da tutti coloro in qualsiasi forma appartenenti al mondo scolastico che sapevano e tacevano. Non stupisce – si legge nel comunicato - il silenzio tombale delle organizzazioni sindacali “maggiormente rappresentative” anche su questa vicenda, nonostante il pm titolare dell’indagine affermi che la dirigente avrebbe creato illecitamente un clima di sottomissione generale del personale docente».
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La politica del favore al posto di quella dei diritti
Secondo l’Usb si tratta della punta dell’iceberg di un sistema nel quale sussistono pratiche diffuse che, sia pure «senza arrivare a tali illegalità, determinano certo comportamenti illegittimi, vessatori, inquinanti la serenità delle comunità scolastiche. La creazione del dirigente manager, l’attribuzione di sempre maggiori prerogative e poteri decisionali, l’istituzione di gruppi di staff scelti discrezionalmente che diventano veri e propri clan privilegiati separati dai colleghi e che oggi qualcuno vorrebbe anche differenziare nel Contratto Nazionale come figure di middle management, hanno cambiato molto negativamente il sistema scolastico italiano e la vita quotidiana nelle nostre scuole, fatta spesso di favori che sostituiscono i diritti, prevaricazioni, minacce di ritorsione e di provvedimenti disciplinari, umiliazioni che dirigenti e vassalli provano ad imporre a docenti e ata».
Status quo inaccettabile
Il sindacato denuncia come in Calabria aumentino le situazioni dubbie che «rischiano di diventare la normalità: atti chiaramente illegittimi divenuti prassi anche nelle scuole con dirigenti che si dichiarano democratici, ma oramai avvezzi ad imporre modelli di gestione e relazione con il personale assolutamente insopportabili. Il silenzio omertoso cala quasi sempre su quanto accade: una vergognosa accettazione dello status quo anche da parte di chi pure dovrebbe essere e sentirsi educatore vige nelle scuole, si vive una sorta di isolamento e di rassegnazione proprio per quel senso di intoccabilità e impunità esibito con spudoratezza da certi dirigenti». Poi la chiosa: «A criticare il peraltro pessimo ministro Valditara siamo tutti bravi, ma mai disturbare amministrazioni e dirigenti neppure quando vanno contro la trasparenza e i diritti di chi lavora».