«Questo è un secondo passaggio che nasce dallo sviluppo investigativo dalle dichiarazioni di Carmelo Giustra che ci ha consentito di ricostruire quello che è avvenuto all'interno dell'entourage di Castorina. La Digos ha verificato documentalmente quello che è avvenuto nella fase precedente». Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, nel corso della conferenza stampa sui dettagli dell'inchiesta sui brogli elettorali alle ultime comunali di Reggio Calabria che ha portato al secondo arresto del consigliere comunale del Pd Nino Castorina e del suo entourage.

«L’indagine non è conclusa»

«Vediamo il coinvolgimento - ha aggiunto il procuratore - non solo di Castorina ma anche di una serie di soggetti a lui vicini». Il riferimento è allo zio dell'esponente politico, Giuseppe Saraceno, e ai componenti della sua segreteria: Simone D'Ascola, Francesco Laganò e Antonio Fortunato Morelli. «C'è un quadro delittuoso ben più ampio e l'indagine non si è conclusa» ha detto ancora Bombardieri parlando di quella che definisce «la macchina organizzativa dell'indagato Castorina» e di "arroganza delle condotte".

Il sistema Castorina

Per il procuratore si è trattato di «un articolato sistema. Castorina ben prima si era illegittimamente proposto ed era stato ammesso come componente della commissione elettorale comunale, cioè quella che procede alla nomina degli scrutatori. Nomina che avveniva secondo i suoi desiderata. Vi è una macchina che ha creato le condizioni per cui Castorina ha potuto porre in essere le sue azioni delittuose».

Demetrio Delfino indagato

Il procuratore ha poi parlato anche dell'iscrizione nel registro degli indagati di Demetrio Delfino, precisando che quella dell'assessore comunale, all'epoca presidente del Consiglio, è stata «una condotta attiva di ratifica dell'auto-nomina di Castorina come componente della commissione elettorale. Nessuno in commissione ha mai rilevato che la presenza di Castorina non fosse legittimata dall'elezione del Consiglio comunale. Questo perché non erano a conoscenza, per sciatteria, perché connivenza o perché dolosamente partecipavano a questo tipo di organizzazione. Questo lo stiamo accertando. Le condotte che noi abbiamo accertato nel dicembre 2020 non sarebbero state possibili se non inserite in un disegno più articolato».

Le nomine degli scrutatori

«Siamo di fronte a un sistema - ha sottolineato il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni che, con i pm Paolo Petrolo e Nunzio De Salvo ha coordinato le indagini della Digos - che nasce non nell'immediatezza delle elezioni ma nasce prima, nel 2018. Un sistema che non è stato contrastato da chi poteva farlo. Abbiamo anche notato che, mentre fino a un determinato momento, la commissione indica il sorteggio per la nomina degli scrutatori, quando interviene Castorina scompare la parola 'sorteggio' e gli scrutatori vengono nominati su indicazioni del consigliere comunale».
In conferenza stampa, il procuratore Dominijanni ha parlato anche di cifer: «Circa metà degli scrutatori, scelta proprio dal consigliere comunale». Il secondo sistema è quella della nomina dei presidenti supplenti attraverso una delega illegittima da parte del sindaco che noi non troviamo agli atti ma solo in un telefono». «Spero che quest'attività che in qualche modo lascia disorientato il corpo elettorale - ha detto il Questore Bruno Megale - possa restituire dignità alla città stessa. Queste cose minano la fiducia che i cittadini hanno verso le istituzioni democratiche».

Le parole del gip su Castorina

«Castorina aveva dato l'avvio alle operazioni di controllo dei presidi elettorali in vista della tornata elettorale del 2020, già molto tempo prima, ovvero ad inizio 2018 insediandosi senza alcun titolo quale membro prima e presidente poi, della commissione medesima». Questo è invece quanto scrive il gip di Reggio Calabria Stefania Rachele nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti del consigliere comunale reggino Nino Castorina e del suo entourage su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell'aggiunto Gerardo Dominijanni e dei pm Paolo Petrolo e Nunzio De Salvo.

«Tale 'manovra' - rileva il giudice - dava i suoi frutti posto che permetteva all'indagato di 'fare incetta' di scrutatori, 'piazzandoli' nelle sezioni elettorali di proprio interesse, ovvero quelle in cui aveva opportunamente provveduto a 'fare incetta' di duplicati delle tessere elettorali e a 'piazzare' i presidenti di seggio che, parimenti, non aveva alcun titolo a nominare. È evidente come non si tratti di azioni isolate e autonome ma, al contrario, si è al cospetto di passaggi concatenati e ben congegnati che non possono che essere frutto di attenta ed acuta pianificazione da parte dell'indagato Castorina».

La pericolosità sociale di Castorina

Secondo il gip, il consigliere del Pd «si è potuto avvalere di una nutrita squadra di complici, disposti, con disinvoltura e spregiudicatezza, ad agevolare la rielezione del Castorina aiutandolo a mettere in pratica il meccanismo fraudolento elaborato dall'indagato nel corso degli anni 2018/2020».
A proposito degli altri indagati, nell'ordinanza si legge che «Saraceno, D'Ascola, Morelli, oltre a Giustra ed, evidentemente, agli altri presidenti di seggio delle sezioni interessate dalla falsificazione del voto ancora in corso di compiuta identificazione, hanno agito quale longa manus del Castorina dimostrandosi a piena disposizione di quest'ultimo nello svolgimento delle attività illecite. Tale capacità di fungere da 'catalizzatore' di un vero e proprio gruppo organizzato di soggetti, il 'gruppo Castorina', fornisce ulteriori elementi probatori per l'affermazione di una spiccata e perdurante pericolosità sociale in capo al Castorina il quale, ha saputo costruire intorno a sé un proprio gruppo di fedelissimi, pronti ad appoggiarlo nel compimento di condotte delittuose».

La falsificazione dei voti

«Allo stato - conclude il gip - è in corso di approfondimento, ma risulta in parte già emerso, che si è attuata anche una seconda modalità di falsificazione dei voti, attraverso l'espressione dei voti doppi riconducibili al medesimo elettore. Nulla esclude che un sistema illecito di acquisizione dei voti falsi così ampio ed evidentemente rodato venga attivato dagli indagati non solo in favore di Castorina (che, in questo caso, era personalmente candidato alle elezioni) ma che, adesso, si attinga anche per influenzare il risultato di future competizioni elettorali in cui gli indagati non siano direttamente personalmente coinvolti ma che risultino di loro interesse per motivi diversi ed ulteriori».