Il collaboratore di giustizia Pino Liuzzo non deporrà al processo Breakfast. È quando ha deciso il Tribunale di Reggio Calabria, rigettando la richiesta del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, che aveva invocato l'audizione del pentito. Neppure i suoi verbali entreranno nel processo che procede spedito, dunque, verso la conclusione con la sentenza prevista per il mese di febbraio.

Alla sbarra vi è l'ex ministro dell'Interno, Claudio Scajola, accusato di aver favorito la latitanza dell'ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena. Per lui la Procura ha chiesto 4 anni e 6 mesi di reclusione. Nei confronti della moglie di Matacena, Chiara Rizzo, invece, i giudici hanno chiesto una condanna a 11 anni e mezzo di reclusione, ritenendo integrata l'aggravante mafiosa.

Le dichiarazioni di Liuzzo

Le dichiarazioni del pentito Pino Liuzzo riguardavano i rapporti di Matacena con le cosche di 'ndrangheta reggine

«Una candidatura voluta dal padre. E voluta, poi, da tutte le famiglie. Perché Amedeo Matacena - riferì il pentito - si è incontrato, in poche parole, in qualche incontro ci sono stato pure io, prima, voglio dire, dei voti, con tutte le famiglie degli arcoti schieramento condelliano, rosminiano, Serraino e company, tutta la montagna. Rocco Mu… la buonanima di Musolino e… è andato dai Pelle, tutti gli Alvaro, Peppe Piromalli, e i Mammoliti.

Voglio dire: Matacena, in poche parole, è stato toccato proprio a 360 gradi. Era il loro candidato… proprio dai voti poi che ha preso. Dai Labate, eh… Ficareddi, tu… tutti Nicolò Serraino… tutto quello schieramento».

Il pentito prosegue nel suo racconto: «Sono stato l’unico che inizialmente a Diego Rosmini del ’59 gli dissi: guarda che a me Matacena non piace… Cosa che invece mi avevano fatto buona, a livello come serietà, come persona il padre, il vecchio e anche il fratello Elio, perché ho avuto a che fare anche con Elio. Oh… devo dire, voglio dire, invece Amedeo lo vedevo particolare, strano. Uhm… viscido.

Ecco le parole che io sempre gli dicevo a Peppe Aquila con questo viscido, soltanto che Peppe Aquila aveva un grande ascendente: è stato sempre uno dei perni della cosca Rosmini.

Quindi Diego del ’59 si fece, voglio dire, plasmare, non lo so come. No, non dico manipolare perché non è il tipo è una persona che ha un carisma a livello, voglio dire, di Pasquale Condello. Perché quando parliamo di Diego Rosmini del ’59 noi è come se parliamo allo stesso livello del Supremo… Ecco… di Pasquale Condello».