Prima lo scarceramento dei boss, poi la questione Di Matteo spingono il partito di Salvini a valutare una mozione contro il guardasigilli. Intanto Renzi commenta: «Siamo in presenza di una clamorosa vicenda giudiziaria, mi aspetto parole chiare in Parlamento e al Csm»
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La mozione di sfiducia al guardasigilli Alfonso Bonafede anima la discussione nel centrodestra. Per la Lega, che l'ha proposta giorni fa, è Matteo Salvini che sta trattando direttamente la questione. Nel frattempo, riflettono anche Giorgia Meloni e Forza Italia, che resta però defilata. Ma la mozione, a quanto apprende AdnKronos, sarebbe già pronta alla Camera. Fonti leghiste spiegano che il testo, tra oggi e l'inizio della prossima settimana, potrebbe essere presentato. Prima lo scarceramento dei boss, poi la questione Di Matteo, spingono il partito di Salvini a intervenire con la mozione contro il ministro della Giustizia.
I boss fuori dal carcere
Non convince i leghisti il passo indietro annunciato in Aula, nel corso del Question time alla Camera, da Bonafede, che ha parlato di un decreto allo studio per consentire ai magistrati di sorveglianza di rivalutare le scarcerazioni già disposte. «È solo un bluff», taglia corto un parlamentare del Carroccio, mentre altri sottolineano la difficoltà anche tecnica di procedere in questo modo, che viene giudicata inaccettabile in termini di autonomia della magistratura.
In queste ore sono in corso consultazioni con gli alleati del centrodestra, a partire da Giorgia Meloni, per valutare una iniziativa unitaria. La leader di Fdi, ieri sera, aveva sottolineato come «ha un senso una cosa del genere se è una iniziativa comune del centrodestra». Più difficile il coinvolgimento di Forza Italia, che resterebbe contraria a mozioni individuali, come già chiarito negli scorsi giorni, relativamente alla proposta - sempre leghista - di procedere a sfiduciare il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri.
Posizione ribadita dal forzista Enrico Costa. Che spiega come «anche sul tema della prescrizione, tempo fa, avremmo avuto motivi per chiedere le dimissioni di Bonafede e non lo abbiamo fatto». «In ogni caso - avverte - noi non abbiamo letto ancora alcun testo».
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La questione Di Matteo
Negli ultimi giorni si è sviluppata una controversa polemica fra il magistrato antimafia Nino Di Matteo, e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Di Matteo ha accusato guardasigilli di avergli negato nel 2018 un prestigioso incarico al ministero della Giustizia per via di alcune pressioni ricevute da boss mafiosi. Tali personaggi, infatti, avrebbero lamentato una eventuale nomina.
Le parole di Renzi
Sulla questione, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi spiega: «È una vicenda molto pesante. Sia Bonafede che Di Matteo vengono da una cultura giustizialista, è un regolamento di conti tra giustizialisti. Però sono membri delle istituzioni, il ministro della Giustizia e un membro del Csm, quindi è un grave scontro istituzionale». Intervenendo a L'Aria che tira su La7: «Vorrei sapere la verità, se c'è qualcosa sotto si faccia trasparenza, tirino giù le carte - aggiunge il leader di Iv-. Spero che il Csm chiarisca la posizione di Di Matteo e Bonafede deve chiarire il suo atteggiamento discutibile. Siamo in presenza di una clamorosa vicenda giudiziaria, mi aspetto parole chiare in Parlamento e al Csm, è il più grave scandalo sulla giustizia degli ultimi anni».