Secondi i dati forniti da uno studio Censis, nel 2017 i sequestri hanno riguardato soprattutto accessori (35,4%), giocattoli (29,2%), abbigliamento (12,5%) e calzature (8,3%), provenienti dalla Cina
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Al 24esimo posto in Italia per quantità di pezzi sequestrati c’è Reggio Calabria. «La provincia - secondo uno studio Censis - è considerata il maggiore polo di attrazione della merce falsificata nella regione, visto che il 69,4% delle merci sequestrate in Calabria nell'ultimo anno è stato intercettato proprio li». I risultati della ricerca realizzata per il Ministero dello Sviluppo Economico sono stati presentati oggi, 30 novembre, a Reggio Calabria da Loredana Gulino, direttore generale della Dg Lotta alla Contraffazione-Uibm del Ministero dello Sviluppo Economico, e Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, con Antonino Tramontana, presidente della Camera di commercio di Reggio Calabria, Claudio Aloisio, presidente di Confesercenti Reggio Calabria, Mimma Iannello, presidente di Federconsumatori Calabria, Vittorio Caminiti, presidente di Federalberghi Calabria, e il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari.
Nel 2017 i sequestri hanno riguardato soprattutto accessori (35,4%), giocattoli (29,2%), abbigliamento (12,5%) e calzature (8,3%), provenienti soprattutto dalla Cina. I giocattoli sequestrati nel territorio (115.723 pezzi) corrispondono al 97,4% di tutti i prodotti contraffatti confiscati nell'ultimo anno. C'è stato un boom di giocattoli falsi: nel periodo 2008-2017 pesavano solo per il 4,5% del totale delle merci sequestrate. «Negli ultimi dieci anni (2008-2017) i pezzi falsi sequestrati - si legge nel documento - sono stati complessivamente più di 11,5 milioni, con un calo considerevole a partire dal 2012. Si passa dai 3,5 milioni di pezzi sequestrati nel 2011 ai 119.000 del 2017. Da dimensioni eclatanti e allarmanti (Reggio Calabria come hub della contraffazione cinese per il territorio nazionale), il fenomeno della contraffazione si è ridotto al mercato di smercio locale. Ciò è avvenuto per due ragioni. Innanzitutto, per l'interruzione della rotta Cina-Porto di Gioia Tauro, che vedeva coinvolti anche esponenti delle 'ndrine della provincia, grazie a brillanti operazioni di contrasto condotte dalle Forze dell'ordine. E poi per la specializzazione del porto nel transhipment, cioè il trasbordo dei carichi su navi dirette verso Stati esteri, senza sdoganamento in Italia».
Il Censis sottolinea: «Oggi il mercato della contraffazione si lega alla rete molecolare dell'ambulantato, al fenomeno radicato dell'abusivismo commerciale low cost e alle vulnerabilità dell'economia locale (sommerso, lavoro nero, criminalità organizzata). Un ambito di penetrazione della contraffazione sono i mercati rionali o settimanali dei comuni del territorio, dove è maggiore la concentrazione dei potenziali clienti. Nel periodo estivo si aggiungono le spiagge e i luoghi di incontro di residenti e turisti. L'altro principale ambito di penetrazione del mercato della contraffazione sono proprio le località di villeggiatura, soprattutto lungo le coste di entrambi i versanti. Nel periodo estivo, ai 551.000 residenti italiani e stranieri, si aggiungono ogni anno più di 200.000 turisti, attratti dal mare, dai paesaggi e dal patrimonio culturale ed enogastronomico del territorio».
L'operatività e il coordinamento delle diverse forze dell'ordine, si precisa, sono elevati, grazie anche all'operato della Prefettura. «Ma proprio la natura capillare e infiltrante del fenomeno della contraffazione - scrive il censis - richiede un continuo coinvolgimento dei diversi soggetti pubblici e privati. Ma di fronte a un mercato del falso che diventa sempre più capillare e camaleontico, un fenomeno che si trasforma e diventa sempre più "liquido", alle attività di repressione e di contrasto bisogna affiancare iniziative di comunicazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini-consumatori, chiamandoli ad essere attori e protagonisti in prima persona della lotta alla contraffazione».