«Gli accertamenti giudiziari, condotti anche nell’anno appena trascorso, hanno confermato che la mafia reggina ha subito una profonda evoluzione, passando dalle tradizionali connotazioni di criminalità “rurale” a una moderna struttura di potere - solo in parte “visibile” - capace di interagire con il sistema legale nelle sue molteplici espressioni e, in particolare, con quello economico e istituzionale».

Lo scrive il procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri nella relazione presentata in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Presentate le dinamiche criminali presenti sul territorio della Provincia, l’attività e l’organizzazione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria per il periodo 1° luglio 2022 – 30 giugno 2023.

Ad emergere dalla relazione è un dato che può considerarsi ormai «pacificamente acquisito quello della commistione di interessi tra mafia e imprenditoria, che – sovente – si alimentano e rafforzano vicendevolmente, creando un connubio di formidabile capacità intrusiva nel tessuto sociale ed economico». Il procuratore, infatti, ha evidenziato come spiccano nelle ultime investigazioni «le figure di alcuni imprenditori che, sfruttando l’appoggio di temibilissime cosche, sono riusciti ad accumulare, in modo del tutto illecito, enormi profitti, prontamente riciclati in diverse attività industriali e commerciali stanziate in ogni parte d’Italia e del mondo».

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Un fenomeno che pare influenzare, ormai, tutti gli aspetti della vita anche sociale della città poiché «l’economia criminale, purtroppo, crea aree di consenso sociale e determina una sorta di condivisione di interessi che sembrano, in certi casi, rendere evanescente il confine tra mondo del crimine e società civile, stabilizzando una rete collusiva di rapporti ben diversi da quello, tradizionale, tra delinquenti e vittime del reato». E non è esente la politica che, dalla relazione del procuratore capo, risulta permeata da un’organizzazione criminale «la ‘Ndrangheta» che «dispone di un’allarmante capacità di diventare soggetto incluso e inclusivo nella classe dirigente reggina, coltivando relazioni funzionali ad un ruolo di compartecipe alla gestione politica, sociale ed economica della Città e dell’intera provincia. Si è quindi progressivamente realizzato un sistema complesso, in cui la struttura militare, dedicata al controllo del territorio e alla consumazione di reati tradizionalmente mafiosi, come l’estorsione e l’usura, è servente rispetto a quella di livello più elevato, fatto non solo di imprenditori collusi, ma anche di professionisti e uomini delle istituzioni, che la sostengono, l’agevolano, la consigliano». In tale prospettiva, il procuratore richiama «le conclusioni cui è giunto il Tribunale di Reggio Calabria nel processo Gotha, sempre fatti salvi i successivi gradi di giudizio».

Ma in un quadro per nulla roseo, il procuratore Bombardieri ha dato ampio spazio a chi, invece, ha avuto il coraggio di denunciare e opporsi a un sistema che sta soffocando l’economia sana della città. «Si conferma la scelta di alcuni imprenditori, vittime di estorsione ad opera delle cosche di ‘Ndrangheta, di denunciare i reati subiti, superando le tradizionali remore omertose tristemente ricorrenti in ogni territorio caratterizzato da una massiccia presenza della criminalità organizzata».

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E a gonfiare le casse della criminalità organizzata è sempre «l’ingentissimo e lucroso business del narcotraffico, che vede tale organizzazione protagonista assoluta a livello intercontinentale, anche (ma non solo) in ragione della capacità di condizionare per fini illeciti le attività che avvengono nelle aree portuali. In tale contesto, una rilevanza essenziale ha assunto l’attività di indagine presso il Porto di Gioia Tauro, la cui centralità nelle rotte internazionali è inequivocabilmente documentata dagli enormi quantitativi di cocaina sequestrata anche nell’ultimo anno».

E per contrastare un’organizzazione così imponente e potente per Bombardieri è necessario mantenere standard di azione elevati. Da qui parte la necessita di «un maggiore investimento in forze di Polizia Giudiziaria, che consenta di dare seguito, sistematico, senza soste e senza interruzioni, alle operazioni giudiziarie che, pure, continuano ad indebolire e a minare la forza della ‘Ndrangheta. Gli obiettivi che questa Procura della Repubblica ha raggiunto e ancora si propone di raggiungere nella quotidiana opera volta a fronteggiare la criminalità organizzata e quella ordinaria presuppongono, evidentemente, non soltanto il mantenimento di un organico effettivo numericamente adeguato in seno a questo Ufficio (che invece, nell’ultimo anno, come a breve si dirà, si è sensibilmente ridotto), ma anche il rafforzamento della pianta organica della magistratura Giudicante».

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A proposito di intercettazioni, il procuratore Giovanni Bombardieri ha sottolineato come «si tratta di settore nevralgico per ogni Procura, un fondamentale ed insostituibile strumento investigativo, oggi più che mai strategico per la ricerca della prova, specie, ma non soltanto, nei procedimenti di criminalità organizzata». Il costo delle intercettazioni nell'ultimo anno è stato di quasi 8 milioni di euro, un rilevante «impegno di spesa» di cui la Procura è «consapevole» e per questo ha attuato «una rigorosa politica di razionalizzazione della spesa. Senza mai perdere di vista il prioritario obiettivo di contrasto al crimine, sono state quindi adottate procedure volte a contenere il più possibile i costi».

I dati della Dda di Reggio Calabria

Con riferimento alla Direzione Distrettuale Antimafia il numero delle richieste di misure cautelari è pari a 313: in particolare, sono state avanzate 265 richieste di custodia cautelare in carcere e 48 di arresti domiciliari.

Nel periodo in esame sono state richieste complessivamente (dalla Procura ordinaria e distrettuale) 497 misure cautelari personali, 6 misure cautelari interdittive e 542 misure cautelari reali.

A questo dato però va aggiunto il dato, altrettanto significativo, delle Ordinanze emesse, su richiesta di questo Ufficio, dal Giudice per le Indagini Preliminari nel periodo in esame, che corrisponde a 667 misure di custodia cautelare personali e 472 misure cautelari reali.