L’esame autoptico stabilirà quando il piccolo Domenico è spirato nel grembo materno. La sua morte, secondo le prime indiscrezioni trapelate dopo il taglio cesareo, risalirebbe a diversi giorni prima la corsa in ospedale della giovane madre Maria, in preda a dolori lancinanti, ventiquattr’ore dopo essere stata rimandata a casa senza che fosse sottoposta ad un tracciato. L’ultima visita, invece, risale al 26 settembre, quando sarebbe stato necessario programmare un cesareo che non solo non sarebbe stato programmato ma si sarebbe invece fatto tardi, troppo tardi.


Sul dramma che si è consumato allo “Jazzolino” indaga la Procura di Vibo Valentia assieme alla Polizia. Un’informazione di garanzia è stata notificata alla dottoressa Antonella D’Alessandro, che aveva in cura Maria Giannini. Un atto necessario, vergato dal pm Concettina Iannazzo, per consentire all’indagata, difesa dall’avvocato Salvatore Sorbilli, di nominare un consulente tecnico d’ufficio in vista appunto dell’autopsia. Così come un perito è stato incaricato sia dall’Asp di Vibo Valentia, sia dalla famiglia del piccolo Domenico, assistita dall’avvocato Antonella Natale.


Le indagini in avvio, pertanto, tendono ad escludere un nesso di causalità tra la carenza di anestesisti e la possibilità di effettuare gli interventi non in emergenza allo “Jazzolino” e si concentrano su come Maria Giannini, la 32enne mamma del piccolo Domenico, sia stata assistita dalla sua ginecologa di fiducia nel corso dell’ultima fase della gravidanza.