Scalea è tra le località della Calabria più gettonate dai turisti campani. Considerata la porta d'ingresso della regione, d'estate arriva ad ospitare anche 200mila persone, di cui gran parte alloggia in uno dei 23mila appartamenti sorti sul territorio comunale, a fronte di una popolazione residente composta da poco più di 10mila abitanti. Nella stragrande maggioranza gli occupanti sono anche proprietari degli immobili, comprati per lo più negli anni '80, nel pieno del boom economico, quando anche sulla costa tirrenica cosentina si costruiva a ritmi serrati anche grazie ai permessi facili e l'abusivismo edilizio non sembrava costituire un problema.

Chi aveva maggiore disponibilità economica, però, erano i camorristi che nella bella stagione si riversavano a Scalea, lasciavano le famiglie ad oziare tra spiaggia e mare cristallino, mentre loro continuavano a fare affari con i cugini della 'ndrangheta e della sacra corona unita facendo la spola tra Calabria, Campania e Puglia. In poco tempo Scalea è diventata crocevia di mafiosi e affiliati di ogni rango, che qui avevano stabilito la loro sede per parecchi mesi all'anno.

La lotta alla criminalità e il sequestro dei beni

Negli anni la magistratura ha provato a smantellare la rete criminale creatasi sul territorio a suon di operazioni giudiziarie e condanne pesantissime. Per molti soggetti finiti a processo è arrivato anche il sequestro e successivamente la confisca dei beni immobili. A Scalea alla criminalità organizzata ne sono stati sottratti 38, almeno stando alle più recenti ricognizioni.

Che fine fanno i beni sequestrati?

Di regola i beni confiscati dovrebbero essere destinati ad attività o ad associazioni con finalità sociali, ma soprattutto ogni passaggio dovrebbe essere reso pubblico e facilmente consultabile dai cittadini. Invece dei beni immobili di Scalea confiscati alla mafia pubblicamente se ne sa ben poco, fatta eccezione per il piccolo ma dignitoso appartamento affidato a Pietro Pace, un uomo con una storia da brividi di cui le istituzioni si sono occupate soltanto dopo 14 anni grazie ai servizi-denuncia di LaC News24. Per capire che fine abbiano fatto gli altri e come siano utilizzati, il nostro Michele Macrì, l'Inviato Speciale di LaC Tv, ha realizzato insieme ai suoi autori una inchiesta con cui proverà a rispondere ai molti dubbi.

Tutto in regola?

Dopo alcune segnalazioni, l'Inviato Speciale si è recato nei pressi di alcune palazzine sequestrate stranamente abitate e successivamente si è recato in Comune dal giovane sindaco Giacomo Perrotta, che ha spalancato le porte del suo ufficio, per chiedere lumi sulla faccenda. Quello che ha scoperto ha dell'incredibile. L'appuntamento con la nuova puntata de "L'inviato Speciale" è per stasera alle 21 su LaC Tv, canale 19 del dt o in diretta streaming su lactv.it.