Antonio Bellocco era stato chiamato a Milano per favorire l'ascesa del nuovo capo ultras Beretta. Gli incontri e le strategie comuni prima dell'omicidio del rampollo del clan ansioso di entrare negli affari di San Siro: «Io distruggo tutto»
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Gestione dei biglietti e dei parcheggi attorno a San Siro, affari con il merchandising ufficiale e con i food truck fuori dallo stadio. E a tirare le fila (almeno fino al suo omicidio) il rampollo del clan Bellocco, arrivato a Milano come salvatore degli interessi del reggente della Nord Andrea Beretta e finito, in poco tempo, a determinare persino la composizione dei gruppi organizzati presenti in casa e in trasferta per meglio gestire i succulenti proventi del mondo ultras.
L’indagine della distrettuale antimafia di Milano, partita nel 2018, che ha portato agli arresti di 19 tra capi, capetti e ras del cuore del tifo dell’Inter, ha riacceso i riflettori sul mondo delle curve, su cui da tempo le cosche del crimine organizzato (calabrese ma non solo) hanno focalizzato parte dei propri interessi. Un interesse così profondo e radicato che, come nel caso delle infiltrazioni sulla curva interista, può capitare che più famiglie di mafia ci puntino il naso contemporaneamente.
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Antonio Bellocco, lo «spacchioso calabrotto»
La situazione all’interno della Nord del Giuseppe Meazza è complicata quando il giovane Totò Bellocco viene introdotto nel direttivo della curva da quello che poi si rivelerà il suo stesso assassino: il clamoroso omicidio di Vittorio Boiocchi nell’ottobre del 2022 (giustiziato come un boss sotto la sua abitazione da un commando di due persone che gli hanno sparato a bruciapelo) ha infatti riaperto la lotta per la successione al comando e, sebbene, per le regole ultras, la curva abbia già un successore (individuato proprio dall’ex capo ultras ammazzato in Andrea Beretta), non tutte le componenti del tifo organizzato neroazzurro sono d’accordo. Beretta questo lo sa bene e, sospettano gli inquirenti, per evitare che la “successione” possa avere problemi, si rivolge direttamente ad una famiglia di ‘ndrangheta per ottenere la protezione di cui necessita.
È uno degli storici collaboratori di Beretta, Marco Ferdico, a sua volta nominato da Beretta come suo factotum e come nuovo leader sulla balaustra di San Siro, a fare da mediatore con la cosca e a portare a Milano il giovane Antonio Bellocco. Inizialmente, l’interesse primario del giovane rampollo del clan (e della sua famiglia), è quello di aiutare Beretta in modo da farsi trovare un lavoro fittizio a Milano che gli consenta di muoversi liberamente in città nonostante la misura di libertà vigilata a cui è stato sottoposto: gli interessi nei confronti degli introiti legati al sottobosco da stadio verranno in seguito.
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L’ansia di Bellocco: «Io distruggo tutto»
Il primo incontro vero tra Bellocco e Beretta arriva il 16 novembre del 2022, anche se il rampollo del clan è già entrato a piedi uniti nella gestione della curva. Nel pomeriggio, in un negozio di merchandising della curva dell’Inter a Pioltello, le due nuove anime del tifo organizzato neroazzurro si incontrano di persona e «si scambiano le foto dei figli». Un incontro breve in cui, da una parte, Beretta mette sul piatto gli affari che girano attorno allo stadio: «baracchini, cose… vedrai, perché quando c’è il lavoro uno non deve avere paura di un cazzo». Dall’altra Bellocco mette in chiaro di non vedere l’ora di menare le mani: «Io distruggo tutto quanto. A me sai che mi piace? Mi piace pure di caricare, io picchio, picchio e scasso, hai capito come? Faccio un macello, io sono un poco psicopatico».
L’interesse degli africoti per gli affari della curva dell'Inter
L’ingresso del rampollo del clan nel direttivo dell’Inter favorisce le mosse di Beretta, che in poco tempo e proprio grazie all’appoggio del nipote del mammasantissima Umberto “Assu i mazzi”, riesce ad azzerare gli altri gruppi ultras presenti nel secondo anello blu di San Siro, pretendendo la consegna delle “pezze” (gli striscioni, ndr) e accentrando nelle sue mani (e in quelle di Bellocco) tutti i profitti che arrivano dalle attività collaterali (e illegali) che avvengono nell’area dello stadio.
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Una mossa che aveva fatto indispettire la parte degli ultras interisti contrari all’ascesa di Beretta: è il gruppo neo fascista dei Vikings a provare a mettersi di traverso e, mutuando la stesa strategia di Beretta, si rivolge ad altre famiglie di ndrangheta per ottenere a sua volta protezione ed appoggio. Una notizia che fa andare su tutte le furie Bellocco che teme l’ingresso di altri calabresi nell’affare: «Voi non sapete – spiega Bellocco ai suoi interlocutori – il modo operante, oppure lo pensate ma mollate e come va, va. Io sono costretto a tenerli lontani a loro e a tutti perché entrano di sguincio e poi si mettono di piatto».
A spalleggiare gli interessi dei Vikings sarebbero stati alcuni esponenti legati al clan dei Morabito di Africo che, negli anni, proprio con alcuni esponenti di quel gruppo, avevano tessuto affari criminali. Servirà un incontro tra lo stesso Bellocco e gli esponenti degli africoti (lo “zio” e il “vecchio”, non ancora identificati dagli inquirenti) per ripianare la questione.