La mobilitazione in riva allo Stretto e gli incontri in casa dello zio di Antonio Caridi che si dice contrariato perché Francesco Cannizzaro si fa campagna elettorale attingendo dai voti del nipote senza chiedere il permesso
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«Noi abbiamo l'immunità». Così l'assessore al Bilancio e coordinatore regionale dell'Udc, Francesco Talarico, rispondeva all'imprenditore catanzarese, Antonio Gallo, quando quest'ultimo esprimeva la preoccupazione di poterlo «inguaiare». È il 31 gennaio del 2018 e la riunione a Reggio Calabria ha per oggetto la campagna elettorale che Talarico ha intrapreso per ottenere uno scranno in Parlamento.
Ti inguaiamo
Al tavolo di un bar reggino Francesco Talarico, Antonio Gallo e Antonino Pirello, altro imprenditore reggino, sono alle battute finali e discutono «la contropartita da ottenere in cambio dell'appoggio elettorale». È a questo punto che Antonio Gallo si mostra cauto: «Non vogliamo imbrogli, sia chiaro ma un punto di riferimento» e così Talarico lo rassicura: «No che se no vi inguaiate voi. Non per me!» ma l'imprenditore reggino precisa: «E inguaiamo pure te». Talarico mostra, tuttavia, sicurezza: «Noi abbiamo l'immunità, Antò».
Lo scambio di voti
Il riferimento è all'immunità parlamentare in caso di elezione e che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, «una volta eletto eventuali problemi erano solo paventabili per Gallo e Pirello alludendo al reato di scambio di voti». Ma Francesco Talarico quella elezione non la spunta per un pugno di voti nonostante la mobilitazione su Reggio Calabria, collegio in cui sceglie di candidarsi, e che oggi gli è costata gli arresti domiciliari e un'accusa di voto di scambio nell'ambito dell'inchiesta Basso Profilo, istruita dalla direzione distrattuale antimafia di Catanzaro.
La mobilitazione a Reggio
In provincia viene sollecitato il sostegno elettorale di Bruno Porcino, zio dell'ex senatore Antonio Caridi, che alla fine accetta sebbene in un primo momento avesse dichiarato di voler votare scheda bianca. Si è sempre nel gennaio del 2018 ma l'incontro questa volta avviene tra Antonio Gallo e Bruno Porcino nello studio di quest'ultimo. L'imprenditore catanzarese cerca di sondare il terreno: «A chi dobbiamo votare alle elezioni?» domanda e l'interlocutore risponde: «Io non vado. Le persone che mi domandano sono libere di fare quello che vogliono. E se qualcuno mi fa qualche nome particolare - gli dico - se mi porta rispetto a me che non deve votare quel nominativo».
Pacchetti di voti
Il riferimento, secondo la ricostruzione degli inquirenti è a Francesco Cannizzaro, deputato eletto nel collegio di Gioia Tauro in quota Forza Italia che «si stava facendo campagna elettorale attingendo al pacchetto di voti dei fedelissimi di Antonio Caridi senza chiedere il permesso a Bruno Porcino». «Come si è permesso?» domanda quindi Antonio Gallo e poi aggiunge «No, ma io non vado a votare a destra, poi vincono i 5 stelle». Porcino conferma: «Io non vado, i miei familiari scheda bianca». Così Gallo butta lì il nome di Franco Talarico: «Ma fai bene, io voto Udc. Voto a Franco Talarico» e Porcino e Gallo convengono che sia una «brava persona».
Una marea di voti
Dopo l'aggancio, Antonio Gallo, Antonino Pirello e Franco Talarico si ritrovano per fare il punto della sitazione. E l'imprenditore catanzarese rassicura: «Una mano ce la può dare anche Bruno perchè lui in questi paesi ha una marea di voti per il lavoro che fa», incalza anche Pirello: «Ma si pure io ho la mia perchè ad esempio ho tutte le sedi Inps, Inail, Equitalia, Provincia, Regione. Ce le ho tutte io in appalto, là ci stanno i miei capi cantieri che girano e se la vedono tutta loro», «ma non basta» precisa Gallo. E così il 12 febbraio Antonio Gallo e Francesco Talarico si recano in visita da Porcino che conferma il suo sostegno elettorale: «Ora siccome Antonio - dice - ha detto che ci tiene, la mia famiglia si mette a disposizione, tutti noi ti votiamo. Andare in giro però non possiamo per la situazione in cui ci troviamo. Antonio è in carcere, la gente veramente dice: Siete pazzi!». Il riferimento è all'indagine a carico di Antonio Caridi, all'epoca dei fatti indagato e cautelato nell'ambito dell'inchiesta Gotha.
Troppa esposizione
Talarico conferma: «Bisogna stare attenti anche all'esposizione per il bene di Antonio. Perchè è una esposizione troppo forte potrebbe ancora ...» «..incidere» conclude la frase Bruno Porcino. «Allora uno più sta defilato in questa situazione, meglio è» prosegue ancora Talarico. E così entra in gioco Antonio Gallo: «Mi dici vai qua, senza che vai tu. Vado io e glieli porto in una busta» dice a Bruno Porcino. «Gli amici più fidati» interviene Francesco Talarico, «quelli che ci hai rapporti» incalza l'imprenditore catanzarese e poi rivolto a Talarico: «Tu dove arrivi, a Palmi no?», «Io arrivo fino a Sant'Eufemia d'Aspromonte, Bagnara, Palmi, Brancaleone, Bova, Bovalino, Melito». E così Gallo tenta di chiudere la partita con Porcino: «Devi veicolarmi con me, allora tu amici, scendo io qua tra sette giorni e li vado a trovare io. Mi prendo una giornata e vado con i facsimile. Zitto e muto senza che ti esponi tu».