Come si dice: aspetta il nemico sulla riva del fiume. E così Luigi de Magistris, in corsa per la presidenza della Regione Calabria, a quanto pare da quell’argine non si è mai mosso aspettando il momento giusto per dire la sua. Momento che è arrivato oggi, sull'onda lunga dell'operazione "Basso profilo", l'occasione d'oro per il sindaco di Napoli per togliersi più di un sassolino dalle scarpe.

«Il tempo si sta mostrando galantuomo – scrive l’ex pm -. Negli anni tra il 2005 e il 2007, da pm nell’ambito dell’indagine Poseidone sulla depurazione delle acque, rifiuti e gestione del denaro pubblico in altri settori vitali della Regione Calabria, indagai, tra gli altri, per fatti gravi, l’allora segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, unitamente all’allora parlamentare e sottosegretario di governo Giuseppe Galati. Mentre ero in procinto di procedere anche alla richiesta di misure cautelari il Procuratore della Repubblica, invece di sostenermi, mi revocò l’indagine perché iscrissi nel registro degli indagati anche il parlamentare Giancarlo Pittelli, all’epoca coordinatore regionale di Forza Italia».

De Magistris, manifestando sostegno all’attività dei magistrati, affonda: «Cesa, ancora come allora segretario nazionale dell’Udc, viene oggi indagato per fatti altrettanto gravi; Galati è stato in tempi recenti anche coinvolto in indagini per fatti gravissimi; Pittelli è stato arrestato nel dicembre del 2019 per associazione mafiosa. Abbiamo perso dieci anni, quante ne hanno fatte loro ed altri in questi anni ai danni della Calabria e dei calabresi».

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