VIDEO | Nella cerimonia per la consegna dell'edificio, il procuratore allontana scherzosamente i giornalisti. Non vorrebbe rubare la scena al Guardasigilli, ma i riconoscimenti che riceve anche oggi parlano per lui
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Un “no comment”, straordinario e anche simpatico, quello con cui il procuratore Nicola Gratteri si è schermito nella giornata storica della consegna dell’aula bunker per il processo Rinascita Scott.
Il giudice col suo silenzio ha lasciato la parola, ma non la scena, al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, venuto a porre il siggillo dopo i lavori durati 5 mesi, che evitano alla Calabria l’onta di un processo migrante in altre regioni, vista la vastità dei numeri.
Per un Graterri che bonariamente ha allontanato i cronisti, rivolgendosi a loro accennando uno slang dialettale, un Guardasigilli che invece ha parlato prima di tutto al Paese.
«Oggi – ha detto il ministro - dimostriamo che la pubblica amministrazione italiana sa anche assicurare risposte celeri ed efficienti, per dare un segnale chiaro: i processi contro la ndrangheta si fanno i Calabria».
Dopo il comodato d’uso per 3 anni rinnovabile, fra la fondazione Terina e il ministero, è rimasto deluso chi sperava in un corto circuito organizzativo – dovuto ai grandi numeri dell’inchiesta avviata giusto un anno fa - e l’adeguamento in tempi record di un edificio di oltre 3.000 mq consente ora che a metà gennaio partano i 2 principali tronconi dei 5 in cui è stato diviso il procedimento.
A chiarire i significati simbolici ultragiudiziari dell’evento, è stato il deputato pentastellato Giuseppe D’Ippolito per il quale «una struttura destinata al degrado è stata rivalutata con la possibilità che anche altri processi importanti si svolgano qui».
La cerimonia, consistita nella consegna simbolica di una chiave – da Bonafede a Domenico Introcaso, presidente della Corte d’Appello di Catanzaro – è avvenuta, alla presenza tra gli altri del presidente della Regione, Nino Spirlì, nelle stesse ore in cui proseguono le ultime lavorazioni.
«Per l’udienza preliminare che si deve tenere domani non ce la facciamo – spiega il procuratore vibonese Camillo Falvo – si deve definire solo un problema di competenze rispetto al tema della sicurezza, ma per metà gennaio il cronoprogramma rigoroso è rispettato».