La Diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea reagisce all’intimidazione contro la cooperativa che sta realizzando un nuovo complesso parrocchiale a Pizzo. Sulla stessa lunghezza d'onda il sindaco che lancia un appello a forze dell'ordine e magistratura: «Difendente questo progetto a favore della comunità napitina»
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«Scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi». La Diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea si affida a un detto popolare per esprimere la propria condanna verso l’attentato incendiario che nella notte tra lunedì e martedì scorso ha danneggiato una trivella utilizzata dalla ditta Cooper Poro di Rombiolo per la realizzazione di un complesso parrocchiale a Pizzo, lungo Via Nazionale, proprio su incarico della stessa Diocesi. Un progetto di 4 milioni di euro per la realizzazione di una chiesa e di numerose infrastrutture di aggregazione sociale, tra cui un auditorium cittadino.
"Animali" e legge della giungla
«Un detto popolare che non sembra interessare minimamente alla malavita – scrive l’ufficio stampa del Vescovo Luigi Renzo in una nota diffusa questa sera -. La sua tracotanza ormai non ha limiti, ma non per questo è vincente. Imporre il pizzo con la prepotenza e la violenza a chi si guadagna da vivere onestamente e con sacrificio, sfruttare e approfittarsi del lavoro altrui è da parassiti, espressione della legge della giungla, habitat naturale per animali e non per umani. Ma anche nella giungla se oggi si mangia, domani si è mangiati, secondo il principio dell'oggi a me, domani a te. Chiaramente la legge della giungla non è la legge di una società che crede nell'uomo e lo promuove nelle sue potenzialità, secondo le regole della rettitudine morale, della giustizia e del rispetto delle singole persone».
«Sentimento religioso calpestato»
Parole di profonda prostrazione per quanto successo, che poi si soffermano a stigmatizzare quanto successo: «L'atto intimidatorio a danno dell'impresa edile appaltatrice dei lavori, è un gesto di inaudita arroganza mafiosa che va a colpire non solo l'Impresa in sé e per sé, cosa già grave, ma offende e calpesta il profondo sentimento religioso della comunità pizzitana intera, che nel complesso parrocchiale in costruzione sta ritrovando la sua ferma volontà a voler uscire dall'isolamento e risorgere coraggiosamente, liberandosi dalle maglie di una vita senza mordente e da ogni forma di violenza scellerata che solo la delinquenza sa esprimere con l'unico obiettivo di distruggere ogni sana civile convivenza ed ogni civile rapporto umano, degno di una società fondata sulle regole del bene comune. Prendersela con un'impresa che fa del lavoro lo strumento di crescita sociale per garantire vita dignitosa ad intere famiglie che nel nostro territorio vivono alla giornata, è proprio da vigliacchi, da immorali, da gente dal cuore di pietra».
Vicini ai lavoratori e all'impresa
Poi, la vicinanza espressa all’indirizzo dell’impresa e dei lavoratori: «Il Vescovo Luigi Renzo, i Sacerdoti, i Religiosi, l'intera comunità diocesana esprimono alla "Cooper Poro" e alle sue maestranze tutta la vicinanza, il sostegno e la solidarietà per questo ennesimo atto estorsivo ed intimidatorio subito con i danneggiamenti delle proprie attrezzature del lavoro quotidiano».
Ai pizzitani: «Vigilate»
Una nota stampa per certi versi irrituale, che denuncia un grande sconforto per quanto accaduto, fino a lanciare un vero e proprio appello. «Con questo gesto – continua la Diocesi - si vuole anche sollecitare la collettività intera ad essere unita e solidale con chi dovesse ancora subire soprusi di ogni genere e a denunciare senza paura ogni attentato alla libertà personale e sociale. La forza della ragione deve averla vinta sul grigiore asfissiante della giungla. Il Vibonese, la Calabria tutta hanno bisogno di ritrovare la dignità e la forza nativa di reagire per uscire dai pantani del silenzio, del pessimismo, della inciviltà, della inumanità. Allo Stato si chiede altresì di continuare e di rafforzare quell'azione di tutela, necessaria a dare sicurezza e piena fiducia alla comunità».
L'appello del sindaco
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, che definisce «sconcertante quanto accaduto». «Ingenuamente – ha continuato il primo cittadino -, una persona perbene potrebbe credere che la costruzione di una chiesa e di strutture aggregative destinate a perseguire scopi di altissimo valore sociale, possano essere sottratte agli appetiti della criminalità organizzata. Invece, questa gente non guarda in faccia a nessuno e non ha remore a infliggere alla propria terra umiliazioni e ferite quotidiane».
E ancora: «Il Comune di Pizzo - che ha fortemente caldeggiato la realizzazione di questo progetto siglando un protocollo d’intesa con la Diocesi e riavviando un iter che era ormai arenato da anni – auspica che i responsabili dell’intimidazione vengano al più presto individuati».
Infine, l’appello: «Alle Forze dell’ordine e alla Magistratura chiediamo che il livello di guardia venga alzato al massimo per proteggere un intervento che rappresenta un’occasione di crescita per la comunità di Pizzo, non solo con riguardo agli aspetti legati al culto religioso, ma soprattutto per le infrastrutture di servizio, tra cui un auditorium destinato alla fruizione cittadina, comprese nel progetto. Difendere la realizzazione del nuovo complesso parrocchiale non significa solo salvaguardare la legalità, ma anche tutelare quella comunità di persone oneste a cui questa struttura è destinata».
L'impresa chiede tutela
I danni alla trivella - presa a nolo dall'impresa - ammontano ad almeno 50mila euro. Il cantiere era chiuso per ferie e i lavori dovrebbero riprendere il 26 agosto prossimo. Quindici gli operai impegnati nella costruzione della chiesa. Antonio Pata, fra gli amministratori e fondatori dell'impresa di Rombiolo, chiede quindi alle istituzioni preposte di «proteggere la ditta per fare in modo che i lavori possano proseguire in tranquillità al fine di onorare il contratto sottoscritto per la realizzazione della chiesa. Speriamo le istituzioni ci diano una mano - conclude Pata - sorvegliando il cantiere perchè non è purtroppo la prima volta che come impresa veniamo presi di mira, addirittura a Vibo in pieno giorno con alcuni spari rivolti contro gli operai impegnati in un cantiere».