VIDEO | L'ex commissario Aterp Tonino Daffinà dovrà pagare la cospicua somma a titolo di risarcimento per l'acquisto di un immobile da adibire a sede dell'Azienda provinciale. Condanna anche per Giuseppe Maria Romano
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La Corte dei conti ha condannato Tonino Daffinà, ex commissario Aterp al pagamento di 511mila euro (a titolo di risarcimento del danno in favore dell’Aterp della Regione Calabria) per il caso relativo all'acquisto di un immobile da adibire a sede dell'Azienda a Vibo Valentia.
L'ex commissario Aterp Daffinà
Daffinà, candidato nello schieramento di Forza Italia in occasione della ultima tornata elettorale in Calabria, non è riuscito ad entrare in Consiglio regionale. Insieme a lui, convolto nella vicenda e quindi condannato, Giuseppe Maria Romano, commissario Aterp dal marzo 2009 al settembre 2011. Quest'ultimo dovrà pagare 31mila e 558 euro.
La sentenza
L'accusa aveva stimato oltre 1 milione e 100mila euro di danni affermando che le colpe dei due dirigenti riguardavano «ampliamenti non necessari delle superfici». I giudici quindi, pur non confermando la cifra chiesta dall'accusa, sono stati concordi nel valutare che «L'ampliamento della locazione è andato ben oltre le esigenze dell'Azienda causando un inutile sperpero di risorse economiche». L'Aterp nel 2010 aveva bisogno di una struttura da 400 a 600 mq: «In meno di un anno, la superficie locata è raddoppiata così come il canone locativo». Cambiamenti, secondo i giudici, non giustificati anche perchè non vi sarebbe stato nessun aumento nel numero dei dipendenti. Per l'organo giudicante tuttavia, non ci sarebbe stato dolo, da parte di Daffinà sul caso. L'Aterp, in sintesi, sarebbe stata troppo generosa nell'acquisto del palazzo di Vibo. La somma da pagare si riferisce quindi alla differenza tra il prezzo d'acquisto (2,3 milioni) e la stima realizzata dall'Agenzia del territorio (2 milioni e 60mila euro). Circa 300mila euro (più iva e altre imposte) sono stati addebbitati a Daffinà che, nei fatti, perfezionò l'acquisto.
L’acquisto del palazzo Aterp
La vicenda riguarda l’acquisto del palazzo dell’Aterp in via Machiavelli a Vibo. L’edificio era stato acquistato dall’Aterp guidata da Daffinà quando già si sarebbe avuta piena consapevolezza, ad avviso degli investigatori, che la legge regionale numero 24 del 2013 avrebbe di lì a poco soppresso l’Aterp di Vibo Valentia ed accorpato tutte le Aterp provinciali in un’unica azienda regionale. I soldi utilizzati per comprare la nuova sede dell’Aterp di Vibo provengono dal fondo ex Gescal (Gestione case per i lavoratori) che doveva invece servire a ben altri scopi.
L’inchiesta sull'immobile
L’inchiesta è stata avviata nel 2015 quando la Guardia di finanza – oltre alla documentazione relativa a 32 assunzioni con contratti a progetto – aveva acquisito tutta la documentazione relativa all’acquisto dell’immobile, per la somma di 2 milioni e 800mila euro, della sede in cui sono ubicati gli uffici dell’Aterp di Vibo.
L’accusa della Procura contabile aveva quantificato il danno in oltre un milione e 100mila euro. Le responsabilità di Daffinà e Romano per i magistrati vanno ricercate nel canone maggiorato per ampliamenti non necessari della superficie dell’immobile preso in affitto e nella stessa sopravvalutazione del palazzo imputata a Daffinà che sarebbe stato in conflitto di interessi in quanto aveva in precedenza curato la contabilità della Dgs srl e aveva condotto tutte le operazioni relative all’acquisto dell’immobile da parte della stessa società. La sede dell’Aterp è stata acquistata dal commissario Daffinà dalla stessa Dgs srl.