Era finito in manette nel 2017 nell'ambito dell'operazione "Terramara closed" che vedeva coinvolti alcuni esponenti di una presunta locale di 'ndrangheta e anche l'ex sindaco del comune del Reggino: in primo grado aveva ottenuto una condanna a 15 anni di carcere
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La Corte di appello di Reggio Calabria ha proclamato l’innocenza dell’imprenditore Carmelo Sposato di Taurianova, assolvendolo dal reato di associazione mafiosa perché il fatto non sussiste, e ritenendo, inoltre, di non dover procedere per gli altri reati che gli erano stati contestati.
Sposato era stato arrestato il 12 dicembre del 2017, quando vennero emesse dal gip del Tribunale di Reggio Calabria diverse misure custodiali in carcere nell’ambito dell’operazione denominata Terramara Closed, che portò alla sbarra alcuni esponenti di una presunta locale di ‘ndrangheta e anche l’ex sindaco di Taurianova, Domenico Romeo, poi definitivamente assolto da ogni accusa.
Era stata la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ad avviare le indagini, contestando l’esistenza e la operatività della cosca Sposato-Tallarida, al cui vertice direzionale figurava la presenza di Carmelo Sposato e di altri suoi familiari. Secondo l’assunto accusatorio, il gruppo, dedito all’accaparramento degli appalti pubblici e privati nel settore edilizio, era associato in affari con una più vasta organizzazione mafiosa presente nel territorio di Taurianova.
Tra i reati contestati a Sposato anche un tentativo di estorsione all’ex sindaco Romeo durante un incontro al Comune, quando la Giunta guidata da Romeo aveva provveduto a revocare un affidamento di lavori che l’imprenditore si era aggiudicato, avente ad oggetto la riqualificazione del cimitero di Iatrinoli di Taurianova.
Carmelo Sposato, difeso dai penalisti Antonio Romeo e Guido Contestabile, in primo grado era stato condannato a quindici anni di reclusione dal Tribunale di Palmi. L’accusa era stata rappresentata da Giulia Pantano della Dda di Reggio Calabria, ora procuratore aggiunto a Catanzaro.
Inevitabile il giudizio di appello e, affermano gli avvocati difensori, «la formulazione di rigorosi e puntuali motivi di censura avverso una sentenza che non aveva fatto buon governo delle norme e dei principi di diritto dettati dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, avendo finanche sovvertito i normali canoni di giudizio, laddove alla necessità della presenza delle prove si era ritenuto che tali potessero essere le semplici congetture accusatorie».
Carmelo Sposato era stato scarcerato il 28 novembre 2018 per mancanza di gravità indiziaria: prima si era espresso il Tribunale del riesame di Reggio Calabria e successivamente la Corte di Cassazione. L’imprenditore, rimesso immediatamente in libertà, era stato poi riarrestato dopo la sentenza di primo grado del Tribunale di Palmi, e al momento dell’esecuzione della nuova misura custodiale aveva tentato il suicidio.
L’assoluzione di Carmelo Sposato, dichiarano ancora i legali, «spazza via quella che era stata una trovata geniale della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, cioè inserire tout court nel panorama della criminalità organizzata della cittadina di Taurianova un nuovo organismo di ‘ndrangheta, quello degli Sposato-Tallarida, senza però considerare la mancanza di qualsiasi concreto elemento indiziario che potesse avvalorare l’assunto sostenuto dall’accusa».
Gli avvocati Romeo e Contestabile durante le arringhe difensive hanno messo in evidenza tutte le lacune che a loro avviso la sentenza impugnata conteneva e anche «i tanti silenzi imbarazzanti del Tribunale davanti all’evidenza della prova del contrario portata dai difensori ed indicativa degli errori dei teoremi accusatori sostenuti contro lo Sposato».
«Si chiude – concludono –, per fortuna con un risultato di vera giustizia, un altro drammatico caso di errore giudiziario che certamente lascerà per sempre nell’animo del signor Carmelo Sposato una ferita che non potrà mai rimarginarsi, a fronte delle tante innumerevoli sofferenze patite durante il corso di questi sei lunghissimi anni».