Il medico assenteista, indagato per truffa ai danni dell’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, è stato sospeso per un anno dall’esercizio della professione.

L'ortopedico sospeso per un anno

La Guardia di finanza di Catanzaro, infatti, ha dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare emessa dal g.i.p. Matteo Ferrante, su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di un medico specialista ortopedico, in forza all’azienda ospedaliera catanzarese. Il provvedimento dispone la sospensione per un anno del medico dall’esercizio della sua professione e il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca anche per equivalente, di 18mila e 679,14 euro.

Le indagini, svolte dal gruppo tutela spesa pubblica del nucleo di polizia economico-finanziaria della gdf, sono dirette dal pubblico ministero Veronica Calcagno, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore Nicola Gratteri.

Il medico è accusato di truffa ai danni del servizio sanitario regionale e fraudolenta attestazione della presenza in servizio.

Gli episodi di assenteismo

Tra il marzo 2014 e il febbraio 2015, il professionista era stato inviato dall’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” a svolgere la propria attività di servizio presso un istituto clinico in provincia di Milano, per finalità di aggiornamento scientifico. In relazione a gran parte di quel periodo, in realtà, l’indagato aveva prodotto all’azienda ospedaliera false certificazioni di presenza presso la struttura lombarda, dichiarando persino di aver svolto interventi chirurgici ai quali non aveva mai partecipato.

Una volta rientrato in servizio a Catanzaro si era anche reso protagonista di numerosi episodi di assenteismo, tralasciando indebitamente il servizio ospedaliero per svolgere, in orario di lavoro, attività libero-professionale.

L'operazione Camici liberi

Per condotte simili a queste il professionista era già stato raggiunto, nel luglio 2019, da un provvedimento di sequestro preventivo di oltre 58mila euro, emesso dal g.i.p. di questa sede, in relazione ad un’ulteriore fattispecie di truffa aggravata. in quell’occasione, le indagini delle fiamme gialle avevano dimostrato che il medico, pur avendo espressamente optato per il regime di esclusività nel rapporto di lavoro con l’ospedale catanzarese, aveva contemporaneamente svolto irregolarmente attività libero-professionale in modo completamente autonomo, fatturando le prestazioni in nome e per conto proprio, nonché ottenendo indebiti ed elevati compensi.

Recentemente la suprema corte di cassazione, in esito al ricorso del medico, ha confermato la validità del sequestro.