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Alessandro Marcianò, l’ormai ex caposala dell’ospedale di Locri, è solo il caso più eclatante. Dal giugno del 2006, quando finì in cella con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio del vicepresidente del consiglio regionale Franco Fortugno, avrebbe continuato ininterrottamente a percepire l’assegno alimentare dall’Asp di Reggio. Malgrado tutto, la condanna sia divenuta definitiva da un pezzo.
I casi che il direttore amministrativo dell’Asp di Reggio Elisabetta Tripodi ha segnalato al dg Giacomino Brancati e che ora sono al vaglio della Direzione distrettuale antimafia guidata da Gaetano Paci sono in tutto sette. La situazione più datata riguarda il dirigente medico Giovanni Morabito, 54 anni di Melito Porto Salvo, che risulta sospeso dal servizio da ben quindici anni e che, per tutto questo tempo, avrebbe ricevuto puntualmente l’assegno. A seguire l’infermiere Filippo Rodà, già assessore comunale a Condofuri, sospeso dal servizio il 21 aprile del 2010: in sostanza sette anni di assegni. Più recenti le vicende che hanno interessato il medico Elio De Leo, che nel dicembre del 2015 fu arrestato nell’ambito dell’operazione denominata Atlantide, e di Pietro Laganà, infermiere che nel giugno del 2017 venne arrestato per armi nella sua Oppido. Assegno alimentare anche per un contrattualizzato a tempo determinato: Luca Felice Lopresti, autista, che nel luglio del 2015 venne beccato dai carabinieri di Reggio con 40 grammi di eroina.
C’è però un settimo dipendente la cui situazione è al vaglio degli inquirenti: è un medico, Giuseppe Carbone. All’Asp risulta sospeso, ma dalle carte negli uffici – denuncia il direttore amministrativo Elisabetta Tripodi - «non si comprende neppure il perché».