C'è un palazzo nel centro di Milano dove i destini della sanità calabrese, pubblica e privata, si incrociano. È in via San Prospero, a pochi passi dalla Borsa, e anche lì il denaro è di casa. Nell'immobile hanno sede, infatti, cinque diverse società a responsabilità limitata (Arrow Spv, Astrea Quattro Spv, Argo Spv, Tocai Spv, Toro 1) che, dopo averli acquisiti da alcune cliniche, sostengono di vantare crediti milionari dall'Asp di Cosenza.

Il presidente dei rispettivi consigli d'amministrazione – o, in altenativa, il loro rappresentante legale – è la stessa persona. Si chiama Antonio Caricato e negli ultimi mesi ha inviato più di una lettera all'Azienda sanitaria bruzia per intimarla a pagare quello che, a suo avviso, spetta loro o comunicarle che, d'ora in avanti, sarà una delle srl citate a incassare quanto dovrebbe andare a quelle cliniche.

A pochi minuti di cammino da quel palazzo ce n'è un altro: ospita la Pjt 2411, altra srl meneghina che ha come amministratore unico Manlio Genero. Anche quest'ultima ha rilevato i presunti crediti vantati da alcune strutture sanitarie private e pretende che da Cosenza arrivino i quattrini per saldare il dovuto, minacciando altrimenti – così come Caricato – di portare la questione davanti ai giudici.

Le sei società rivendicano complessivamente circa 19,5 milioni di euro, un debito che si sarebbe accumulato tra il 2007 ed oggi. Negli uffici dell'Asp - almeno per quasi 12 di quei milioni, ma la cifra potrebbe aumentare - non esiste, però, nemmeno una fattura che possa avvalorare la richiesta delle società cessoniarie.

I crediti ceduti a Tocai

Poco meno di 950mila euro sono relativi a crediti fatturati a settembre di quest'anno dalla casa di cura Cascini (di proprietà del sindaco di Belvedere Marittimo) e ceduti ad Argo, nonché dalla clinica San Bartolo (che fa capo alla famiglia dell'attuale vice presidente del consiglio regionale Luca Morrone) che, a sua volta, si è rivolta ad Astrea Quattro.

Il grosso delle somme, però, riguarderebbe la casa di cura “Tricarico Rosano”, altra struttura di Belvedere Marittimo. Fallita nel 2018, oggi è al centro dell'inchiesta “Clinica malata”. Caricato, come presidente del cda, chiede che l'Asp versi alla Arrow poco più di un milione e 120mila euro.

Altri 5 milioni e 450mila, nella stessa veste, vuole che finiscano sul conto della Toro 1. E ulteriori 8 milioni e 410mila euro li pretende come presidente del cda a nome di Tocai. Sui primi due crediti elencati sono ancora in corso verifiche a Cosenza. Quanto alle somme richieste da Tocai, invece, l'istruttoria negli uffici dell'Asp si è già conclusa. Con esiti, se non fossimo in Calabria, sorprendenti.

Nessuna traccia delle fatture

Giuliana Bernaudo, direttore dell'Uoc “Governo della rete e degli erogatori” dell'Asp, ha scritto al capo dell'Area legale, Giuseppe Brogno, e al commissario straordinario Simonetta Cinzia Bettelini che le fatture a cui la srl fa riferimento quando intima di pagare «non risultano mai pervenute e registrate sul sistema gestionale aziendale».

E nemmeno negli archivi della sua Uoc c'è traccia di loro. Una mastodontica carenza documentale che ribadisce anche un'altra Uoc, quella “Risorse finanziarie” diretta da Aurora De Ciancio, chiamata da Bernaudo ad approfondire la questione. «Si conferma che le fatture di cui Tocai e Pjt richiedono il pagamento non risultano registrate in contabilità», scrive De Ciancio.

Pjt 2411 e il mistero degli interessi

Le due dirigenti, quindi, sono arrivate alla medesima conclusione anche per quel che riguarda la Pjt 2411 di Genero. In questo caso ad essere coinvolte sono più strutture sanitarie: la Centri assistenziali Monsignor Oliveti, la Fondazione Centri di riabilitazione Padre Pio onlus, la casa di cura cosentina Villa del sole, la già citata Cascini e il Centro odontoiatrico San Luca Alto Tirreno Cosentino di Praia a Mare.

Genero sostiene di aver rilevato da tutte loro crediti per un totale di poco più di 3,5 milioni di euro, ma anche in questo caso Bernaudo e De Ciancio certificano che non c'è traccia di fatture che ne dimostrino l'esigibilità negli uffici di via Alimena a Cosenza.

Ad infittire il mistero si aggiunge il fatto che in alcuni casi la Pjt richiede pagamenti relativi a «spese e interessi moratori maturati e non corrisposti» e non al debito in sé. Sembrerebbe, quindi, che l'Asp abbia già pagato parte del conto, nonostante le relative fatture risultino inesistenti.

Nuovi e vecchi sospetti

La vicenda parrebbe confermare quanto denunciato più volte in passato dal consigliere regionale Carlo Guccione, che a fine agosto aveva chiesto anche l'intervento del ministro Speranza, e dalla Corte dei Conti: a regnare nell'Asp di Cosenza è il caos e qualcuno potrebbe approfittarsene incassando somme che non gli spetterebbero.

Il democrat plaude all'attenzione avuta da Bernaudo e De Ciancio nelle loro ricerche, lasciando intendere che in passato qualcuno non ne abbia avuta altrettanta così da allargare ulteriormente il buco nelle casse dell'Azienda sanitaria bruzia.

Ma la questione con Caricato e Genero resta aperta: il risultato delle verifiche delle due dirigenti è sul tavolo di Brogno e Bettelini da giorni ormai, eppure dai loro uffici non risulterebbe ancora partita alcuna disposizione su come replicare alle ingiunzioni di pagamento inviate dalle srl milanesi.

L'Asp verserà comunque il denaro richiesto o le porterà in tribunale per contestar loro quello che, secondo il consigliere regionale, potrebbe, se confermato, anche configurarsi come un tentativo di truffa?

E se, invece, Tocai e Pjt 2411 avessero ragione, chi ha fatto sparire fatture per milioni di euro dai cassetti dell'Azienda sanitaria?

 

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