La cessione dei crediti e l'aggressione sistematica alle casse degli enti pubblici. Le ipotesi della Guardia di finanza. Coinvolti ex vertici e attuali funzionari dell'azienda sanitaria
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Le modalità operative erano sistematiche: inserirsi in procedure esecutive azionate da altri fornitori pignorando i crediti direttamente alla fonte, al tesoriere dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro che all’epoca era la Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Ad esempio, una casa farmaceutica con in mano un titolo esecutivo da vantare dinnanzi al Tribunale avviava la procedura per il recupero del credito, allo stesso procedimento si agganciavano poi tutti gli altri fornitori che a vario titolo risultavano creditori dell'azienda sanitaria; in una stessa udienza si è registrata la presenza di addirittura 26 creditori differenti.
La ricostruzione delle Fiamme gialle
Questa la principale modalità di aggressione alle casse pubbliche ricostruita dal nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza che ha accertato complessivamente nove pagamenti non dovuti o duplicati attraverso una meticolosa opera di acquisizione atti; iniziata nel 2019 e culminata – nei giorni scorsi – nella formulazione di un’accusa di danno erariale nei confronti, dei vertici del Sant'Anna Hospita, di ex amministratori e attuali funzionari dell’Asp, citati in giudizio dalla Procura della Corte dei Conti.
Danno erariale
Il danno erariale oggi contestato ammonta a oltre 17 milioni e mezzo, la somma degli importi che la società di factoring Opera Spv è riuscita ad ottenere dal tesoriere dell’Asp di Catanzaro inserendosi sistematicamente in procedure esecutive azionate da altri fornitori dell’ente sanitario. Il metodo era rodato: i giudizi radicati tutti al Tribunale di Modena dove alcuni creditori dell’Asp azionavano le procedure esecutive per il recupero dei crediti per somme dovute, la società di factoring interveniva nel pignoramento principale, chiedendo di partecipare alla stessa udienza e chiedendo l’assegnazione delle somme che venivano liquidate senza colpo ferire poiché i funzionari dell’Asp non si opponevano al pignoramento.
La moltiplicazione dei crediti
Nove volte in tutto, per un importo di oltre 17 milioni e mezzo di euro sborsati dall’Asp di Catanzaro dal 2014 al 2016, quando Opera Spv - con in mano una cessione di crediti firmata dal Sant’Anna Hospital nel luglio del 2014 - ha battuto cassa alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna riscuotendo importi oggi ritenuti non dovuti. Un sistema aggressivo e capace di moltiplicare i crediti attraverso decine di azioni di pignoramento, secondo quanto ricostruito dal nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza. Nove quelle andate a buon fine, otto quelle neutralizzate dall’Asp che si è opposta in giudizio.
Il sistema
I nomi degli avvocati dei creditori principali (fornitori) e della società di factoring Opera Spv che azionavano in maniera seriale le procedure esecutive nei confronti dell’Asp si sovrappongono, con una duplicazione di cause e procedimenti che hanno aggredito le casse dell’ente sanitario drenando milioni di euro. E si tratta, in particolare, di quei crediti che poi – ma solo nel 2017 - la Corte d’Appello di Catanzaro dichiarerà non dovuti al Sant’Anna Hospital e che però quest’ultima già nel 2014 aveva ceduto alla società di factoring in virtù di una sentenza del Tribunale (2012) che aveva condannato Asp e Regione Calabria in solido al pagamento di oltre 16 milioni e mezzo di euro.
Extra budget
Tutto trae origine, infatti, da un contenzioso che si protrae da oltre 15 anni tra l'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro e il Sant'Anna Hospital, clinica privata accreditata al servizio sanitario per cui svolge attività ospedaliere e ambulatoriali. Nel 2005 il Sant'Anna dichiara di aver reso prestazioni - nell'annualità precedente - per un valore di 26 milioni di euro e intenta causa all'Asp per ottenere le somme. Tuttavia, quest'ultima è convinta di dover pagare 19 milioni di euro per prestazioni erogate entro il budget e fuori budget, ovvero al di fuori dei tetti di spesa preventivamente concordati in sede di contrattazione. La differenza tra i due importi risiede in un difetto di calcolo: infatti, le prestazioni erogate in extra-budget subiscono un progressivo abbattimento previsto per legge e non applicato però dal Sant'Anna nel conteggio.
La cartolarizzazione dei crediti
Nel 2005 – quando il Sant’Anna intenta causa – l’azienda sanitaria provinciale aveva già liquidato 9 milioni di euro. Da qui la pretesa creditoria di ulteriori 16 milioni confermata poi dal Tribunale di Catanzaro nella sentenza del 2012. Nel corso del giudizio di primo grado, tuttavia, l’Asp salda anche la restante parte del credito riconosciuto e già approvato – i restanti 10 milioni di euro per una somma complessiva di 19 milioni. Ma da "riscuotere" dal 2012 al 2017 restano i 16 milioni di euro derivanti dalla sentenza del Tribunale. Nel luglio del 2014 il Sant'Anna Hospital cede i crediti vantati nei confronti dell'Asp alla società di factoring Opera Spv per un valore di 10 milioni di euro.
L'aggressione alle casse pubbliche
È qui che entra in scena la società di cartolarizzazione che dal 2014 al 2016 aggredisce le casse dell’Asp azionando decine di pignoramenti direttamente al tesoriere – la Banca Popolare dell’Emilia Romagna – inserendosi in procedure esecutive avviate dagli altri fornitori al Tribunale di Modena. Oltre 17 milioni di euro fruttate da una cessione di credito del valore di 10 milioni e per importi che nel 2017 la Corte d’Appello dichiarerà non dovuti. La sentenza di primo grado viene infatti riformata nel 2017, quando i giudici dichiarano cessata la materia del contendere poichè l'Asp aveva già nel 2005 saldato quanto dovuto.
La duplicazione dei crediti
Nel frattempo, però - dal 2014 al 2016 - era entrata in azione la società di factoring che attraverso un sistema consolidato di aggressione alle casse pubbliche aveva ottenuto direttamente dal tesoriere ulteriori somme - oltre 17 milioni e mezzo di euro - per prestazioni assistenziali già saldate nel 2005. Si tratta delle stesse somme che lo scorso agosto la commissione prefettizia – insediata ai vertici dell’Asp dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose – ha pignorato al Sant’Anna Hospital congelando i conti correnti della clinica, in virtù della pronuncia della Corte d'Appello.
Marcia indietro
Una strategia che aveva condotto il Sant’Anna in breve tempo sull’orlo del crack finanziario se lo scorso venerdì non fosse intervenuta nuovamente l’Asp adottando un provvedimento di segno opposto. Nel frattempo, la commissione prefettizia è infatti decaduta e al suo posto è stato nominato temporaneamente un direttore generale ff, individuato nel direttore sanitario, Ilario Lazzaro. L’atto depositato su delega, dall’avvocato Giuseppe Forte al Tribunale di Catanzaro, dichiara di voler rinunciare agli atti del giudizio e al pignoramento negli istituti di credito con l’effetto di scongelare i conti correnti della clinica. Alla base della marcia indietro: «Vizi procedurali» che hanno reso «la procedura espropriativa azionata non idonea, da sola, a sostenere un’azione esecutiva».
Invito a dedurre
Insomma, il nuova management dichiara di non voler rinunciare al credito milionario e resta in attesa di comprendere contro chi agire per recuperare le somme - se contro il Sant’Anna o contro la società di factoring Opera Spv - dal momento che, nel frattempo, l’Asp ha avviato un’azione di accertamento. Tuttavia, sono sette in tutto le persone che la Procura della Corte dei Conti ha invitato a depositare entro 45 giorni le proprie deduzioni per difendersi dall’ipotizzata accusa di danno erariale. Tra questi anche ex vertici e attuali funzionari dell’Asp di Catanzaro accusati di inerzia per aver consentito, non opponendosi alle pretese creditorie (non dovute), l’ingente dilapidamento di soldi pubblici.