Finisce sostanzialmente con un buco nell’acqua l’avviso pubblico con il quale l’Asp di Catanzaro aveva richiesto dirigenti medici da inserire nel servizio d’emergenza del 118. Il bando, tra altro impugnato al Tar da una ventina di professionisti, ha visto l’adesione di solo otto figure. Di queste in quattro si sono presentate al colloquio, per poi accettare in via definitiva in due. Ma non si tratta di due medici che andranno ad incrementare l’esiguo corpo del Servizio d’Urgenza e Urgenza, perché sono già al suo interno.

Il paradosso nasce dal domino messo in moto con la sospensione delle indennità agli operatori del 118 che ogni mese si vedono decurtati lo stipendio di centinaia di euro per il recupero di quanto avuto negli ultimi dieci anni. Una procedura sulla quale si dovrà esprimere la magistratura chiarendo se la triade prefettizia che guida l’azienda ospedaliera poteva o meno agire in questo senso.


Intanto, si è avviata una diaspora che ha generato buchi nel personale e l’avvio di nuovi procedimenti di ricerca di figure mediche con costi maggiori rispetto a quelli sui quali sono stati operati i tagli. Ma a quanto pare anche questo poco sta servendo e le postazioni d’emergenza rimangono vuote.