Ci sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Bartolomeo Arena, dietro l’attività investigativa che il 3 luglio scorso ha portato i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia a scoprire un arsenale di armi custodito a Stefanaconi da Davide Licata, 51 anni, arrestato insieme alla moglie Rossella Marzano, 45 anni, di Vibo (per lei arresti domiciliari). È quanto emerge dall’ultima informativa dei carabinieri depositata agli atti del procedimento Rinascita-Scott di cui è in corso l’udienza preliminare nell’aula bunker di Roma. 

Le indicazioni di Arena

È il 24 ottobre 2019 quando Bartolomeo Arena, che ha da poco iniziato a collaboratore con la giustizia, dichiara agli investigatori: «Ulteriore soggetto che detiene armi è tale Licata di Stefanaconi che è proprietario o comunque componente dell’Università Fidia, il quale è sposato con Rossella Marzano. Le armi dovrebbe detenerle in una stanza segreta della sua abitazione». Così che nella mattinata del luglio scorso, i carabinieri predispongono un servizio in contrada Pajerardi di Stefanaconi nei pressi dell’abitazione di Davide Licata e Rossella Marzano al fine di eseguire un controllo amministrativo delle armi legittimamente detenute da Licata.

L’arsenale sequestrato a Stefanaconi

All’atto dell’uscita dall’abitazione – e dopo aver controllato le armi legittimamente detenute – i carabinieri si imbattono casualmente nel ritrovamento di un bossolo calibro 7,65 nei pressi dell’abitazione della coppia. Poiché Davide Licata non aveva nella propria disponibilità armi corte legalmente detenute, i carabinieri l’hanno invitato a consegnare altre armi e da qui la consegna di una pistola, cinque proiettili ed un silenziatore presi dalla moglie, Rossella Marzano, nella camera da letto. Dopo tale rinvenimento ed a seguito di un nuovo invito, Davide Licata ha consegnato ai carabinieri un borsone chiuso con un lucchetto ed anche lo chiavi per aprirlo. All’interno è saltato fuori un mitra, altre tre pistole e vari proiettili. Tutte le armi sono state sequestrate al pari di alcuni telefoni cellulari, di due giubbotti antiproiettili.

 

Il ritrovamento di tali armi costituisce per la Dda di Catanzaro un ulteriore e formidabile riscontro alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena che ha svelato circostanze, personaggi e fatti capaci di attualizzare le dinamiche criminali di Vibo-città e dintorni che – quanto ai collaboratori – erano ferme al 2015-2016 quando a “saltare il fosso” erano stati Raffaele Moscato del clan dei Piscopisani e Andrea Mantella a capo di un proprio gruppo criminale staccatosi dal clan Lo Bianco-Barba.