Si realizza il sogno di tre giovani migranti giunti in Calabria a bordo di un barcone, anni fa, e che adesso hanno dato vita a una loro attività commerciale: un pastificio artigianale. Sadia Diaby e Adama Traore, entrambi del Senegal, e Madi Minougouy, ivoriano, erano arrivati con i viaggi della speranza in luoghi diversi, poi il destino li ha fatti incontrare nella Casa di accoglienza e integrazione di Ismaele di Rogliano, in provincia di Cosenza.

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Tutti e tre hanno poco più di 20 anni, ma le idee molto chiare e dopo aver affrontato diverse difficoltà hanno deciso di creare qualcosa che potesse dare loro lavoro e offrire un servizio. Da ieri a Piano Lago hanno aperto Sam (dalle iniziali dei loro nomi), un Laboratorio artigianale che produrrà pasta fresca e ostie per la messa. Sono riusciti a farlo grazie al supporto di esponenti del privato sociale e al contributo di Fondazione per il Sud. In tanti hanno partecipato all’inaugurazione e hanno fatto sentire il loro affetto ai tre giovani che hanno deciso di chiudere in un cassetto le difficoltà del passato e mettere radici in una regione che li ha accolti.

A tagliare il nastro inaugurale sono stati il presidente della cooperativa, Adama Traore, insieme a Sadia Diaby, Madi Monougouy, al sindaco, Orazio Berardi, al parroco di Piano Lago, don Franco Staffa. Erano presenti anche il sindaco di Rogliano, Giovanni Altomare, con il presidente del consiglio, Antonio Simarco e il sindaco di Santo Stefano di Rogliano, Lucia Nicoletti. Ai tre giovani imprenditori è arrivato anche il saluto dell’Imam Mokhtar Dramé.

Il progetto del Pastificio Sam parte da lontano. Sadia, Madi e Adama sono arrivati in Italia da minorenni, cinque anni fa. Erano giovani e con tanti sogni nel cassetto: avevano sfidato il mare e i pericoli ed erano approdati in Calabria, a Corigliano. Erano ospiti del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) di Rogliano “Casa Ismaele”, gestito dalle Coop. Fo.Co. e Mi.Fa. e da AFN.

Due anni fa la svolta. Dopo aver imparato la lingua e un mestiere, hanno scelto di fare i pastai, frequentando un corso. Il progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza” ha fatto da incubatore d’impresa: sono stati seguiti e accompagnati. In questi anni, vari ostacoli burocratici hanno rallentato il loro percorso. Oggi il sogno è diventato realtà.

«Realizzato il nostro sogno»

«Siamo felici di aver realizzato il nostro sogno e di poterlo fare qui, in Calabria, nella terra che ci ha accolto. Oggi finalmente il sogno del nostro futuro è diventato realtà - ha detto Madi Minougouy, ivoriano - Chi ha assaggiato il nostro prodotto lo ha apprezzato. Noi abbiamo puntato tutto sulla qualità. Invitiamo tutti a venire ad assaggiarlo».

Il progetto Fare sistema oltre l'accoglienza

«Il pastificio artigianale SAM è nato grazie al progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza” – spiega Salvatore Brullo, direttore generale di Fo.Co. - qui a Rogliano si è lavorato per la formazione professionale e l’inserimento professionale. Vorrei sottolineare un dato: questo non è un progetto di buona accoglienza, non è un’esperienza di buona integrazione, ma è una start up d’impresa. Questi ragazzi danno il loro contributo alla società avviando un’attività produttiva, generando utili, generando ricchezza sociale, pagando le tasse, i contributi, gli affitti. È una realtà altamente innovativa, nata da un bisogno: noi la sosteniamo, ma questi giovani la portano avanti in maniera egregia».

«Questa è un’esperienza molto bella di collaborazione tra diverse realtà, diverse associazioni - commenta Gaetano Gabriele, presidente della cooperativa Mi.Fa. – ricordo ancora il giorno in cui, cinque anni fa, siamo andati a prendere questi ragazzi a Corigliano. Erano appena sbarcati ed erano minorenni. Poi sono stati affidati a Casa Ismaele, lì sono cresciuti e si sono formati. Poi è arrivata la possibilità di proporre questo progetto imprenditoriale. All’inizio erano coinvolti sia ragazzi italiani che stranieri. Poi sono rimasti solo loro. Ci ha colpito la loro decisione di produrre, insieme alla pasta fresca, anche le ostie. Ci hanno detto: “Vogliamo produrre il pane per la messa dei nostri fratelli cristiani”».

«Quando ho conosciuto Adama, Madi e Sadia – spiega Giovanni Calabrese, responsabile del progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza” – sono stato colpito dalla loro voglia di scommettersi, di realizzare il loro sogno, senza mai arrendersi o scoraggiarsi. Attorno a questo progetto, c’è stata una grande rete di collaborazione, di singoli e di aziende. Tra questi, il Molino Casillo di Corato, in Puglia che, tramite la Fondazione Casillo, ha dato un importante contributo per la realizzazione del pastificio, donando 1000 chili di farina per la fase di start up. Ma il contributo maggiore lo hanno dato questi tre giovani, che hanno creduto nel progetto e si sono spesi fino in fondo. Ci hanno creduto e, nonostante gli ostacoli burocratici, sono riusciti a raggiungere l’obiettivo. E ora tanti hanno acquistato questo prodotto, peraltro veramente buono ed è molto apprezzato».