All’impianto di compostaggio della Eco Call sapevano che i carabinieri del Nipaaf (nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale) sarebbero andati a fare un controllo. L’accusa che prospetta la Procura di Vibo Valentia, guidata da Camillo Falvo, è che ha fare la soffiata all’amministratore unico della Eco Call Ortenzia Guarascio, siano stati Vincenzo De Matteis, dipendente della Regione Calabria - settore Ciclo integrato dei rifiuti, e Dario Franco Giuliano, funzionario dell’Arpacal di Vibo Valentia, accusati di rivelazione di segreti d’ufficio.
Giuliano avrebbe rivelato a De Matteis del controllo programmato al quale avrebbero partecipato anche i carabinieri. A sua volta il funzionario regionale avrebbe svelato la cosa a Guarascio mettendola così in allarme sulla necessità di mettersi a posto con gli accorgimenti già segnalati dall’Arpacal, affinché l’impianto potesse proseguire con la sua attività. A questo punto Ortenzia Guarascio avrebbe disposto e coordinato un alleggerimento del materiale organico ammassato nello stabilimento grazie alla collaborazione di Giuseppe Caruso e Rosario Fruci. Un’operazione, accusa la Procura di Vibo, portata avanti «senza tenere conto del ciclo di maturazione del materiale organico».

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La soffiata: «Mi ha detto che il Nipaaf vuole fare il sopralluogo»

«Non emergeva neanche il minimo riferimento ad eventuali analisi di laboratorio che attestassero l’idoneità del prodotto in uscita; detto aspetto costituisce un dato investigativo molto importante e, al tempo stesso, allarmante per gli effetti sull’ambiente del “presunto” ammendante», aggiunge il gip di Vibo Valentia che ha disposto il sequestro dell’impianto e l’obbligo di dimora per Eugenio Guarascio, amministratore unico della 4El Group srl, proprietaria delle quote azionarie della Eco Call spa e della Ecologia Oggi spa, Ortenzia Guarascio e Francesco Currado, tecnico responsabile dell’impianto.
«Allora, ho sentito Giuliano, m'ha detto che... anche il Nipaaf vuole fare il sopralluogo.... Ehh…», dice De Matteis il 28 giugno 2021 a Ortenzia Guarascio. E aggiunge che e il controllo poteva svolgersi il successivo martedì.
«Martedì prossimo, quindi prima di martedì non possiamo fare nulla in pratica?», risponde l’interlocutrice «lasciando intendere – specifica il gip – di avere premura che si svolgesse il sopralluogo per dimostrare la risoluzione delle criticità e rientrare dalla “diffida” fatta dalla Regione Calabria».

Le autorizzazioni arrivate nonostante le irregolarità

C’è un precedente non da poco da segnalare: il 15 gennaio 2021, c’era stato un controllo di vari organi, tra i quali il Nipaaf, per verificare regolare ottemperanza dell’impianto alle prescrizioni imposte dalI’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Erano venute fuori criticità e che fosse opportuno «sospendere momentaneamente il conferimento dei rifiuti in ingresso fino al ripristino delle normali condizioni di esercizio».
Ma «nonostante la segnalazione dell’Arpacal – è scritto nei brogliacci dell’inchiesta il dipartimento Tutela dell’Ambiente - ufficio Aia della Regione Calabria, non sospendeva l’attività svolta da Eco Call, bensì - nel prendere atto degli esiti dei sopralluoghi eseguiti nell’impianto il 22 dicembre 2020 e 15 gennaio 2021 - diffidava l’azienda ad ottemperare, entro quaranta i giorni successivi, a tutte le prescrizioni impartite con l’Aia e successive ordinanze, e a sanare tutte le irregolarità riscontrate durante il sopralluogo del 15 gennaio 2021. La Regione Calabria, quindi, non si allineava a quanto segnalato da Arpacal tramite il verbale di visita ispettiva trasmesso in data 18 gennaio 2021 ma, al contrario – sottolinea il giudice, consentiva all’eco Call di proseguire l’attività».
Non solo. Nonostante la diffida e nonostante l’impianto non disponesse di nessuna valutazione che certificasse che avesse superato le criticità, «la Regione Calabria, con ordinanza del Presidente della Regione del 12 aprile 2021, autorizzava ulteriormente l’acquisizione dei rifiuti provenienti dalla Locride».

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I rifiuti portati nel Parco delle Serre

Negli incartamenti dell’inchiesta è scritto che «Ortenzia Guarascio, dopo aver appreso la “preziosa” notizia circa la partecipazione dei militari del Nipaaf al controllo, con la collaborazione di Rosario Fruci e Giuseppe Antonio Caruso elaborava un piano per “alleggerire” il sovraccarico di ammendante e materiale di scarto presente nell’impianto». Gli investigatori registrano una «frenetica attività diretta a svuotare l’area dello stabilimento» dal rifiuto organico.
A questo punto, tra le altre cose, Caruso avrebbe portato tonnellate di questo compost ancora non pronto, contenete pastiche e vetro, nei terreni di un proprietario di contrada Fillò a Serra San Bruno, nel Parco regionale delle Serre. Materiale bastante a coprire «circa venti ettari di terreno».
«Qualche giorno dopo, a causa della scarsa qualità del fertilizzante scaricato e degli odori che esso emanava, veniva eseguito un sopralluogo da parte dei militari della Stazione carabinieri forestale di Serra San Bruno i quali, al termine degli accertamenti, ponevano l’intera area sotto sequestro penale».