La gente in strada che applaude i carabinieri che hanno appena portato a termine l'operazione che ha consentito la cattura del latitante numero uno di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro. Un’immagine che ricorda il trasferimento in carcere di Giovanni Brusca, forse il più sanguinario killer della mafia, arrestato nel 1996. In quell’occasione fu la Polizia di Stato a condurre l’operazione. Ad esplodere di gioia furono allora sia gli agenti che lo catturarono, sia i cittadini che attesero fuori dalla questura che uscisse per venire trasferito in carcere.

Questa mattina, altri cittadini hanno atteso i carabinieri per esprimere la propria felicità per un’operazione attesa da 30 anni, che rappresentava una sconfitta latente dello Stato e che, ora, si è tramutata un’iconica vittoria. Applaudono e filmano con i propri cellulari le fasi dell’operazione, ringraziano i carabinieri del Ros che nel frattempo si abbracciano tra loro, qualcuno piange di gioia.

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Accade anche quando scorgono un altro uomo portato via (video sotto). Un sospetto fiancheggiatore e non il boss stesso, che invece è stato caricato su un furgone direttamente all'uscita della clinica dove è stato fermato. Ma poco importa, gli applausi sono diretti agli uomini e alle donne che per trent’anni hanno cercato il latitante più pericoloso d’Italia e tra i 10 più pericolosi del mondo, accusato, tra l'altro, di essere uno dei mandanti – insieme agli altri mammasantissima della cupola mafiosa allora dominata da Totò Riina - delle stragi in cui morirono Falcone e Borsellino. Applausi che oggi riscattano la Sicilia e l’Italia intera.