Viveva in un appartamento nella zona nord di Genova, Pasquale Bonavota, il latitante arrestato stamani dai carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Vibo Valentia e Genova. La cosca Bonavota, radicata a Sant'Onofrio, nel vibonese, ha strutture ben radicate in Liguria, Piemonte e Lazio. I carabinieri sono così giunti a Genova dove hanno rintracciato un circuito di utenze telefoniche riservate.

Tra queste hanno seguito quella che pensavano dovesse doveva condurre al boss in fuga. L'utenza copriva un'area circoscritta che comprendeva anche la Cattedrale di San Lorenzo. La chiesa è divenuta, dunque, uno degli obbiettivi sorvegliati dai militari. Questa mattina i carabinieri, proprio in questa area, hanno individuato Bonavota, lo hanno seguito per un tratto di strada e lo hanno raggiunto nella cattedrale. Bonavota è stato trovato, da solo, mentre stava pregando.

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 I carabinieri si sono avvicinati e gli hanno chiesto di seguirlo. Lui ha ammesso di essere Bonavota e li ha seguiti. Una volta fuori, l'uomo è stato consegnato ad una pattuglia radiomobile e portato in caserma. L'uomo era in possesso di un documento appartenente a un altro soggetto del Vibonese. I carabinieri stanno ora eseguendo una serie di perquisizioni nell'appartamento genovese ma anche in altre zone d'Italia per scovare la rete di fiancheggiatori che hanno favorito la latitanza di Bonavota.

Carabinieri, «Bonavota spaventato e sorpreso» 

Quando è stato fermato nella cattedrale di San Lorenzo a Genova Pasquale Bonavota era «spaventato e sorpreso» hanno riferito i carabinieri. Il boss abitava nel quartiere di San Teodoro, nella collina alle spalle del porto di Genova. Qui aveva la moglie, insegnante in una scuola genovese. Ma con la moglie sembra non avesse contatti diretti. I militari hanno sequestrato alcuni documenti di identità intestati a persone su cui verranno adesso fatti gli accertamenti. Sequestrati oltre 20 mila euro e diverso materiale documentale e informatico su cui adesso si concentrano le attenzioni dei Ros.