Si è tenuta a Reggio Calabria la conferenza stampa del procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, dopo l'operazione Atto Quarto che questa mattina ha portato a 28 arresti. Con il questore della provincia di Reggio Calabria, Bruno Megale, il capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, il primo dirigente Alfonso Iadevaia, il vice questore aggiunto Paolo Valenti, il procuratore ha illustrato l’operazione che ha inferto un duro colpo alle cosche di ‘ndrangheta Libri e Tegano - De Stefano del mandamento di centro di Reggio Calabria. In mano a loro secondo gli investigatori si trovavano alcune aree della città.

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«Questa operazione - ha spiegato Bombardieri - pone alla nostra attenzione due aspetti di grande interesse: la costante pervasività delle ‘ndrine Libri, Tegano e De Stefano a Reggio Calabria e oltre e la loro capacità di riorganizzarsi sul territorio. Nonostante le indagini e gli arresti precedenti, continuano ad infiltrandosi pericolosamente nell’economia e a gestire affari addirittura anche dal carcere. Un potere esercitato facendo leva su imprenditori compiacenti. Imprenditori vittime di intimidazioni e ricatti che, di fatto cedendo al pagamento delle somme estorte e poi andando oltrediventano complici del malaffare».

Le intercettazioni telefoniche, ambientali anche in carcere e telematiche e le dichiarazioni imprenditori vittime di estorsione, hanno condotto all’operazione di oggi. Emerge con chiarezza un molteplice ruolo degli imprenditori, quelli collusi, quelli intimiditi, quelli coraggiosi. Quest’ultimi hanno consentito di portare alla luce un accordo stabiliva una vera e propria spartizione delle zone dove esercitare la pressione estorsiva.

Le direttive dal carcere

Indicazioni venivano fornite anche in stato di detenzione, come nel caso di Edoardo Mangiola, capo del locale di Spirito Santo. «Già detenuto, perché tratto in arresto nel corso dell’operazione Malefix, attraverso l’utilizzo di telefoni citofono abilmente modificati, occultati e introdotti all’interno degli istituti di pena ove era recluso, continuava a gestire affari e a impartire direttive», ha spiegato il capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, il primo dirigente Alfonso Iadevaia.

«Fattiva era la collaborazione del figlio Beniamino che, per esempio, era stato incaricato dal padre detenuto di recuperare una partita di 800 grammi di cocaina da un garage del Nord Italia da destinare allo spaccio in Calabria. Soprattutto nel periodo di detenzione, dunque Mangiola, si metteva in contatto con il figlio e con gli altri sodali anche per altre compravendita di droga per esempio con soggetti catanesi», ha spiegato il vice questore aggiunto Paolo Valenti.
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