L'uomo era ritenuto vicino alla cosca Giampà e condannato in via definitiva dell'operazione Perseo. La sua casa sarebbe stata la base logistica del gruppo, dotato anche di un arsenale
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Giorgio Galiano presunto «dominus assoluto del sodalizio». L'abitazione di Lamezia Terme in via Degli Svevi riconducibile alla sua famiglia avrebbe funto da vera e propria base logistica ed epicentro del traffico di droga. Qui sarebbe avvenuto il «confezionamento dello stupefacente oltre che talvolta anche la suddivisione tra i vari acquirenti, ovvero spacciatori».
Arresti a Lamezia, spacciati 500 chili di droga
Cocaina, eroina e cannabinoidi, questa la mattina il gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha sequestrato 10 chili di droga nell'ambito dell'operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha condotto all'esecuzione di 49 misure cautelari nei confronti di 55 indagati accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanza stupefacente, detenzione di armi anche da guerra e tentata estorsione. Secondo quanto riferito, la presunta organizzazione avrebbe spacciato quasi 500 chili di stupefacente.
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La droga dalla Capitale
Secondo la ricostruzione della Procura distrettuale antimafia, la presunta associazione avrebbe potuto contare «su stabili e continuative forme di approvvigionamento sia lametine che fuori dal territorio calabrese, sfruttando in particolare i legami di parentela acquisita con la famiglia Lupparelli di Roma». La droga sarebbe stata poi destinata allo spaccio al dettaglio «svolto da accoliti di fiducia della famiglia Galiano, ovvero a gruppi organizzati a loro volta e dediti al traffico di stupefacenti».
Il dominus dell'organizzazione
Giorgio Galiano è accusato di essere «capo, finanziatore, organizzatore del traffico e dello spaccio dello stupefacente», avrebbe «dettato direttive ai suoi figli Antonio e Angelo (cl. 90), assicurava i rapporti con i fornitori, partecipava alle operazioni di "taglio" fornendo anche indicazioni di carattere tecnico su come confezionare la droga». Galiano «avrebbe conferito una sorta di "delega operativa" al figlio Antonio in ragione della sua carcerazione, in quanto condannato in via definitiva nell'ambito dell'operazione Perseo in quanto ritenuto partecipe della cosca di 'ndrangheta denominata Giampà di Lamezia Terme, con un ruolo attivo nel campo delle estorsioni nonché per aver offerto agli altri affiliati, fornendo supporti logistici in occasione di azioni omicidiarie ai danni della cosca avversaria "Cerra-Torcasio-Gualtieri" mettendo a disposizione locali nella sua disponibilità».
Da Reggio e Roma
I canali della droga avrebbero seguito le rotte reggine, di Rosarno e San Luca, ma lo stupefacente proveniva anche dalla capitale, grazie alla presunta collaborazione della famiglia Lupparelli. «Angelo, Yuri e Maurizio Lupparrelli operativi nel settore dello spaccio di stupefacenti della capitale» avrebbe svolto il ruolo «di fornitori di cocaina e hashish garantendo all'organizzazione di Galiano lo stabile approvvigionamento di narcotico, in tal modo consentendo la sopravvivenza e il florido sviluppo dei traffici illeciti».
L'arsenale
«Il traffico di stupefacenti non era l'unico ambito criminale nel quale gli esponenti del sodalizio facente capo ai Galiano cercavano di imporsi - si legge nell'ordinanza firmata dal gip - giacché sono emersi a carico di alcuni indagati elementi di reità in materia di armi, a testimoniare come il gruppo potesse vantare sulla disponibilità di un significativo "arsenale" di armamenti di diverso potenziale».
Il sottogruppo rom
Le indagini avrebbero fatto emergere, inoltre, l'esistenza «di un sottogruppo organizzato composto per lo più da soggetti di etnia rom del noto quartiere "Ciampa di Cavallo" e strettamente collegato ai Galiano che rappresentava il canale privilegiato di fornitura del narcotico».