«Questa indagine rappresenta una ulteriore dimostrazione di quello che è oggi diventata la 'ndrangheta con la sua capacità di infiltrarsi nel mondo dell'imprenditoria». Così ha commentato il capo della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, l'indagine scattata questa mattina e messa a segno dalla Guardia di Finanza denominata Coccodrillo.

Le imprese dei clan

«Le imprese si relazionano in modo diretto con le famiglie di 'ndrangheta come Mazzagatti della Piana di Gioia Tauro e gli Arena di Isola Capo Rizzuto - ha aggiunto il procuratore -. Questa indagine ha inoltre fotografato la capacità di decine di imprese di camuffarsi e celarsi per evitare l'applicazione delle misure di prevenzione, interdittive antimafia. Ma questa volta la Guardia di Finanza è stata più veloce di loro ed è riuscita attraverso questa indagine a dimostrare come queste imprese muovendosi con l'aiuto delle famiglie di 'ndrangheta riescano ad essere dominanti rispetto ad altre imprese».

Il gruppo Lobello

«Questa è una indagine che ha riguardato solo il profilo collusivo tra il gruppo imprenditoriale dei Lobello e le cosche di 'ndrangheta che operano nei territori dove queste aziende riuscivano poi ad ottenere gli appalti- ha aggiunto il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla -. Si è potuto registrare questo contatto strettissimo che poi si realizzava per l'impresa nell'ottenimento di una serie di iniziative economiche e nella protezione che le cosche di 'ndrangheta assicuravano. L'impresa ha ottenuto una serie di appalti attraverso una serie di società che formalmente erano intestate ad altri soggetti ma di fatto erano riconducibili alla gestione diretta del gruppo Lobello»

Il controllo della statale 106

«Abbiamo ricostruito gli ultimi 15 anni delle attività di questo gruppo. Abbiamo registrato la fornitura quasi monopolistica del calcestruzzo per la realizzazione dei macrolotti della statale 106 attraverso delle imprese riconducibili tanto al gruppo Lobello quanto al gruppo di aziende operanti nella provincia di Reggio Calabria riconducibile al clan Mazzagatti di Oppido Mamertina. È chiaro che questa connotazione collusiva degli imprenditori con la criminalità organizzata rendeva e rende deboli i diritti adei lavoratori all'interno dell'impresa. In questo contesto è plastica la vicenda di un dipendente costretto a licenziarsi su imposizione del dominus dell'impresa stessa per non sostenere costi per il licenziamento».