Per gli inquirenti avrebbe favorito imprenditori vicini alle cosche di Cirò Marina travolti dall'inchiesta "Stige" e tramite loro avrebbe manipolato l'indagine su una dirigente di Calabria Verde e un agronomo finiti poi in manette a fine aprile nell'inchiesta coordinata dalla Procura di Castrovillari.  L'indagine - come rivela il Fatto Quotidiano - è proprio un filone della maxi inchiesta contro la cosca Farao-Marincola di Cirò che a gennaio scorso portò all'arresto di oltre 170 persone.

 

Ora in manette nella notte tra venerdì e sabato è finito Carmine Greco, maresciallo dei carabinieri forestali alla guida della stazione di Cava di Melis di Longobucco, arrestato dalla Dda di Catanzaro. Il nome del maresciallo fu fatto anche dal pentito Francesco Oliverio che parlò di mazzette e denaro passate ad alcuni forestali per far funzionare il sistema dei tagli e fare in modo che a lavorare fossero soltanto le imprese amiche, in particolare la ditta Spadafora. Nel gioco un ruolo fondamentale sarebbe stato affidato proprio a Greco. Sempre secondo il pentito tra coloro che incassavano denaro dagli Spadafora, vi era proprio Carmine Greco, denominato "Carminuzzo", il quale "si adoperava, per conto dell'organizzazione, di consentire il compimento di tagli abusivi".

 

La Procura di Castrovilari avrebbe delegato l'indagine in cui finirono arrestati la dirigente di Calabria Verde Antonietta Caruso e l'agronomo Salvatore Procopio proprio al maresciallo. E - rivela sempre il Fatto quotidiano - fu lui a fermare la dirigente ad un posto di blocco trovandola in possesso di 20mila appena data dagli Spadafora per una pratica relativa a un letto boschivo. Nelle carte compare un messaggio. Lo manda Spadafora che evidenzia la sua delusione: "Ai 20mila euro non era seguito lo sblocco dei lotti boschivi così come promesso dalla dirigente". Ma qui è il colpo di scena. Secondo Spadafora quell'sms fu mandato proprio da Greco: "Quel messaggio ce l'ha mandato l'ispettore Greco". Gli investigatori lo ascoltano, piazzano una microspia e scoprono la fuga di notizie.
Dopo l'operazione Stige, Greco sospetta di essere indagato e ipotizza una linea difensiva. Fa male i conti. Non abuso d'ufficio ma omissione d'atti d'ufficio. Il fascicolo arriva direttamente alla Dda di Catanzaro e per il maresciallo si aprono le porte del carcere per associazione mafiosa.