L'organizzazione criminale trafficava armi anche con Malta e la Piana di Gioia Tauro. Il procuratore aggiunto Lombardo: «La 'ndrangheta è sempre in assetto di guerra»
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Un traffico di centinaia di armi micidiali di ogni genere e calibro, fra cui anche “kalashnikov”. Con l’operazione “Arma Cunctis” gli investigatori della Squadra mobile della Questura di Reggio Calabria e del Commissariato di Siderno hanno decapitato le cosche Cataldo e Filippone, attive tra Locri e Siderno, entrambe federate al clan Commisso egemone nella Locride. Nell’inchiesta della Dda reggina, guidata da Giovanni Bombardieri , in quindici sono finiti in carcere mentre per tredici persone sono stati disposti gli arresti domiciliari e per otto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’indagine avrebbe individuato l’assetto e l’operatività di una pericolosa struttura criminale che gestiva un impressionante traffico di armi clandestine. Appurati traffici anche con la Piana di Gioia Tauro e Malta. I dettagli dell’operazione sono stati esposti in conferenza stampa dal procuratore capo reggino, Giovanni Bombardieri, dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, dal Questore Raffaele Grassi e dal capo della Squadra mobile Francesco Rattà.
«La particolarità e l’importanza di questa indagine- ha dichiarato il procuratore Bombardieri- è che si è arrivati a colpire non il singolo soggetto armiere a disposizione delle cosche ma, una vera e propria organizzazione contigua a varie cosche di ‘ndrangheta che riforniva l’una o l’altra cosca in ragione delle richieste e delle necessità che si profilavano in quel momento». L’inchiesta ha registrato nel corso del tempo decine e decine di sequestri poiché non si poteva permettere la circolazione sul territorio di armi a così alto potenziale offensivo. «Ne abbiamo sequestrate alcune- sottolinea il capo della Mobile Francesco Rattà- sia “lunghe” che “corte”, sia clandestine che comuni da sparo, altre invece non sono state individuate ma, abbiamo idea che questa organizzazione criminale servente alla ‘ndrangheta, abbia gestito diverse decine di armi nel giro di un paio di anni». Dall’inchiesta “Arma Cunctis” non sono emersi dettagli da far ritenere agli inquirenti che le armi in questione siano state usate per commettere qualche crimine in particolare.
«La ‘ndrangheta- ha affermato il procuratore aggiunto reggino Giuseppe Lombardo- è sempre in assetto di guerra e questa è una costante che compare in diverse inchieste messe in piedi dalla Dda reggina che poi hanno trovato riscontro in fase processuale. Quando l’investigazione è completa, come in questo caso, ha chiosato Lombardo, l’investigazione stessa consente di raggiungere risultati anche specifici sul traffico di armi. Di solito arriviamo a contestare questi delitti partendo da una struttura diversa e più ampia. Qui invece, abbiamo monitorato una stabile associazione dedita proprio al traffico di armi clandestine e da guerra».
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