Le cause del rogo che a metà aprile ha interessato una vasta area tra le province di Catanzaro e Crotone sono state ricostruite dai carabinieri forestali. Denunciati i due presunti autori che rischiano da 1 a 5 anni di reclusione
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Oltre quaranta ettari di bosco della Presila andati a fuoco, danni ingenti a terreni agricoli, lavoro incessante per le squadre antincendio regionali, della protezione civile e dei vigili del fuoco che - coadiuvati dai locali carabinieri della Stazione di Petronà e del Nucleo forestale di Sersale, prontamente intervenuti - sono riusciti a domare le fiamme con il contributo di canadair e concludere nelle successive ore le operazioni di spegnimento e bonifica, evitando danni ancora più estesi al territorio: è quanto accaduto lo scorso 13 aprile, sul confine dei comuni di Petronà e Mesoraca, tra le province di Catanzaro e Crotone, dove un vasto incendio in località “Acque Molle -Timpone Forcone” ha mandato in fumo larga parte dei rimboschimenti di pino ed eucalipto e formazioni di macchia mediterranea, per una superficie equivalente a circa 65 campi di calcio.
Fin da subito i militari dei Nuclei carabinieri forestale di Sersale e di Petilia Policastro hanno attivato i dovuti accertamenti: attraverso l’ispezione delle superfici interessate dall’incendio e delle zone limitrofe, la repertazione delle aree percorse e la raccolta e analisi di informazioni da persone in grado di riferire notizie utili, sono riusciti a ricostruire la dinamica dell’accaduto.
Il minuzioso lavoro svolto dagli investigatori, anche grazie all’ausilio di attività tecnica, nota come metodo delle evidenze fisiche - m.e.f. (protocollo scientifico che permette di risalire al probabile punto di insorgenza del fuoco) ha consentito di appurare in breve tempo le verosimili cause dell’evento - riconducibile all’incenerimento di residui di potature e pulizia di fondo agricolo - nonché le modalità di propagazione e l’individuazione dei (due coniugi) presunti autori del reato, deferiti nei giorni scorsi, in stato di libertà, all’autorità giudiziaria di Crotone.
I contravventori, qualora le ipotesi accusatorie fossero confermate e fatte salve le loro garanzie di difesa, rischiano la reclusione da 1 a 5 anni. La normativa in materia, inoltre, prevede che anche in caso di accensione di un fuoco su terreni coltivati, pascolivi o incolti possa configurarsi il reato di incendio boschivo, qualora sia accertato che le fiamme possono estendersi ad una limitrofa superficie boscata.
Prosegue intanto l’attività di prevenzione e repressione degli illeciti perpetrati in danno ai boschi dei carabinieri del comparto Forestale di Catanzaro e Crotone che hanno adeguato, su tutto il territorio, il proprio dispositivo di controllo, soprattutto nelle aree particolarmente esposte, anche attraverso il posizionamento di “fototrappole”, strumenti tecnologici che - rilevando il movimento nell’ambiente circostante - sono in grado di scattare fotogrammi ed effettuare videoriprese.