Due ipotesi di bancarotta fraudolenta, una da sei milioni di euro e l’altra da quasi undici milioni. Sono le accuse dalle quali Mario Occhiuto dovrà cominciare a difendersi a partire dal prossimo 5 dicembre. Quel giorno, infatti, avrà inizio il processo che vede ancora una volta l’architetto-senatore, già sindaco di Cosenza, imputato per i guai finanziari delle sue vecchie e oramai fallite società di progettazione. In principio era la “Ofin”, un crac da due milioni di euro per il quale l’esponente di Forza Italia è stato condannato in primo grado a tre anni e sei mesi; adesso invece arriva un nuovo rinvio a giudizio per altre faccende analoghe.

I fatti sono relativi alle tormentate vicende societarie della “Oltrestudio” e della “Mostre e servizi d’Ingegneria” di cui Occhiuto è stato amministratore delegato e delle quali nel 2020 il Tribunale di Cosenza dichiara il fallimento. I guai veri, però, iniziano pochi mesi dopo, quando la Procura mette il naso nei Bilanci delle due Srl, riscontrando una serie di presunte irregolarità. Secondo gli investigatori, infatti, in entrambi i casi i conti erano stati fatti quadrare con l’aggiunta, alla voce “Entrate”, di una sfilza di crediti inventati o comunque non più esigibili.

Alcuni di questi titoli erano vantati nei confronti di altre ditte di Occhiuto anch’esse poi fallite, altri invece vedevano proprio lui indicato come creditore a titolo personale. Si sarebbe trattato, però, di entrate fittizie e il sospetto è tutto fosse finalizzato a nascondere la perdita del capitale sociale per proseguire l’attività d’azienda a scapito di banche e fornitori. Il risultato è che, grazie a questi presunti magheggi, nel 2009 la “Oltrestudio” presenta sulla carta un patrimonio positivo di due milioni e mezzo di euro, mentre invece nella realtà è in perdita di ben tre milioni. E dieci anni dopo, questa voragine si allarga fino a toccare quota dodici milioni.

Dall’analisi di questi dati e altre movimentazioni ritenute dubbie, gli investigatori sono arrivati a quantificare in dieci milioni e 968mila euro l’eredità negativa della “Oltrestudio” al momento del crac e in sei milioni e 288mila euro il buco lasciato invece dall’altra ditta. A Occhiuto, la Procura diretta da Mario Spagnuolo contesta anche due aggravanti: quella di aver cagionato un danno patrimoniale di entità rilevante e quella di aver commesso più fatti di bancarotta. Dicevamo che, almeno nei presupposti, sembra un replay del caso “Ofin”. Anche stavolta, infatti, si registra il coinvolgimento di Annunziata Occhiuto, sorella dell’attuale senatore e, per un breve periodo, amministratore delegato della “Oltrestudio” così come lo era stato in precedenza della “Ofin”. Con riferimento a quest’ultima vicenda, la donna aveva incassato un anno e quattro mesi di condanna in abbreviato, stavolta ha intrapreso la via del patteggiamento.

L’abbreviato, con successiva condanna a un anno e quattro mesi, è la soluzione adottata dal terzo imputato, Roberto Chiodo, legale rappresentante di una delle due società a partire dal 2017. La sua responsabilità sarebbe stata quella di aver distratto dal patrimonio sociale mobili e arredi del valore complessivo di 136mila euro. Entrambi escono di scena in anticipo, lasciando a giudizio il solo Mario Occhiuto che, come al solito, sarà difeso in aula dall’avvocato Nicola Carratelli. Al processo che avrà inizio tra due mesi davanti al Tribunale di Cosenza in composizione collegiale, sarà parte civile la curatela fallimentare rappresentata invece dall’avvocato Sante Dodaro