Meno di una settimana: tanto ci è voluto a trasformare – per i prossimi trenta anni almeno – una porzione di paesaggio inalterata da secoli e sacrificata, sotto silenzio, nel far west incontrollato delle fonti d’energia rinnovabili. La Calabria, negli anni rimpinzata su quasi tutto il suo territorio di numerosissimi parchi eolici, è uno dei nuovi ElDorado della “green economy” e da lunedì anche la Locride può “vantare” il suo primo, gigantesco, mulino 2.0 che entrerà in funzione tra poco più di un mese ad Antonimina.

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Centoventi metri di altezza (come un palazzo di 30 piani), bianca lucida, la nuova struttura costruita dalla “Ewind 18” spicca da una manciata di giorni esattamente a metà tra una meraviglia naturale come monte Tre Pizzi e il profilo austero della rupe su cui sorge la splendida Gerace. Un gigante che domina la visuale per chilometri, proprio “sulla testa” del piccolo centro della Locride, e che fa a pugni con gli slogan sulla montagna incontaminata che gli operatori (privati e istituzionali) inseriscono in tutti i pacchetti turistici pubblicizzati nelle fiere di mezzo pianeta.

Gli operai specializzati, tutte maestranze venute da fuori, ci hanno messo meno di sette giorni a terminare l’assemblaggio della torre e già nei prossimi giorni, le enormi gru utilizzate per la costruzione della struttura verranno trasferite altrove. Bisognerà attendere qualche altra settimana invece per la messa in esercizio dell’opera: restano infatti da completare tutte le operazioni di collegamento con la rete elettrica e una serie di altre opere accessorie che verranno realizzate a valle della torre.

«L’impianto eolico sarà costituito da un autogeneratore della potenza di 975 kW» e sorgerà, si legge nel progetto presentato in comune, «a circa un chilometro dal centro del paese». Capace di fornire  energia a circa 900 famiglie, l’impianto eolico sarà collegato alla rete nazionale attraverso una «cabina di consegna» situata nei pressi dello Zomaro. Energia che non finirà però per alleggerire le bollette degli abitanti di Antonimina, che in cambio della modifica semipermanente al loro paesaggio, si sono dovuti accontentare dei lavori che dovranno mettere a posto il piazzale del cimitero cittadino e di qualche altro piccolo benefit. Oltre naturalmente ai lavori che si sono resi necessari per la sistemazione del “tratturo” che collega la vecchia provinciale alla contrada Tre Arie: lavori indispensabili a consentire il passaggio dei giganteschi mezzi di cantiere. Nelle settimane passate squadre di operai hanno sbancato curve e appiattito crinali, limitandosi, quando era proprio inevitabile, a rattoppare il poco asfalto presente. Le buche minori e gli avvallamenti della strada meno complicati da oltrepassare per i camion sono stati lasciati nelle medesime, pessime, condizioni.

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«Abbiamo saputo della costruzione della torre quando abbiamo visto gli operai al lavoro sulla strada – racconta Antonio, pensionato da poco e in “visita” al cantiere in via di smantellamento a poche centinaia di metri dalla sua abitazione – nessuno sapeva niente di questo progetto. Certo la torre è grande però mi fa piacere che l’abbiano costruita. Questo è il futuro. Però la strada, visto che ormai erano lì, avrebbero potuto sistemarla tutta».

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Proprio ad Antonimina, nelle settimane passate, si erano riuniti i comitati contrari all’opera, con una marcia silenziosa fino ai limiti del cantiere. Una protesta pacifica che marciava ad Antonimina e guardava ad Agnana, poco chilometri più a nord, dove un analogo progetto in fase di valutazione, intende costruire un parco eolico fatto di cinque nuove torri gigantesche.