L’esistenza di una presunta e vecchissima foto del Cavaliere con il boss Graviano e il generale dei carabinieri Delfino sarebbe all’attenzione della Procura di Firenze. A rivelarne l’esistenza sarebbe stato Baiardo che però poi ha smentito: «Non è vero, mai mostrato questa immagine a Giletti» (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Berlusconi è un po’ come il cacio sui maccheroni, dove i maccheroni sono la storia d’Italia degli ultimi 30 anni. Non c’è vicenda di rilevanza nazionale che prima o poi non finisca per coinvolgere il Cavaliere. Una manciata del Re di Arcore non guasta mai, anzi, esalta il gusto delle cronache italiane.
Non fa eccezione la (già) telenovela Giletti, che si è visto dare il benservito da Urbano Cairo, che ha sospeso improvvisamente la sua trasmissione su La7, Non è l’Arena, che oggi, domenica, non andrà più in onda.
Botta e risposta | Non è l’Arena chiude, Cairo: «Auguro a Giletti di avere la stessa libertà altrove». Ma il passaggio in Rai si fa più difficile
Questa volta a catalizzare l’attenzione sul Cav è una presunta foto, nella quale si vedrebbero un allora giovane boss di Cosa nostra, Filippo Graviano, il generale dei carabinieri Francesco Delfino, che all’epoca indagava sui rapimenti nella Milano degli anni ’70, e, appunto, lui, Berlusconi. Intervistato dal quotidiano Domani, Salvatore Baiardo, quello che da Giletti profetizzò l’arresto di Matteo Messina Denaro, ha affermato che - durante un’audizione ufficiale alla Procura di Firenze - il procuratore aggiunto Luca Tescaroli gli avrebbe riferito che «Giletti (ascoltato in Procura a dicembre e febbraio, ndr) ha detto che gli avrei mostrato delle fotografie che ritraggono Berlusconi con Graviano e il generale Delfino». A stretto giro, lo stesso Baiardo ha smentito: «Non è vero, è falso, non gli ho mai fatto vedere queste foto. Loro dicevano: Giletti le ha viste, Giletti le ha viste, ma non è vero. Io sono stato anche perquisito, ma non hanno trovato niente».
Impossibile separare il grano dalla crusca. Ma il sasso nello stagno ha cominciato a formare cerchi concentrici che - a torto o ragione - portano ad Arcore. La procura di Firenze, d’altra parte, sta ancora indagando per le stragi del ’93. Un’inchiesta che echeggia in Calabria nel processo alla ‘ndrangheta stragista, che ha visto recentemente condannati in secondo grado all’ergastolo proprio uno dei fratelli Graviano, Giuseppe, insieme a Rocco Santo Filippone, esponente della cosca Piromalli.
Nel corso del processo più volte è spuntato il nome di Berlusconi, legato a presunti episodi che rimanderebbero alla nascita di Forza Italia e non solo. Dal canto suo, il pm Giuseppe Lombardo, dopo la sentenza di condanna, ha rimarcato che non è finita qui: «Vedremo cosa manca ancora e quale lavoro di completamento ancora rimane da fare per arrivare a una ricostruzione che faccia luce davvero su accadimenti storici di grande rilievo».
Giletti story | Cosa si cela dietro la chiusura di Non è l’Arena? Dalle “previsioni” di Baiardo al silenzio di Cairo
Contro le ricostruzioni di stampa che alludono all’esistenza della foto smentita da Baiardo, si è scagliato l’avvocato di Berlusconi, Giorgio Perroni: «Sono accuse infondate e offese gravissime che calpestano la storia di un uomo che, oltre ad essere uno dei più grandi imprenditori italiani, ha ricoperto per ben quattro volte il ruolo di Presidente del Consiglio». Il legale - per confutare le indiscrezioni che ritiene diffamatorie - fa leva sulla continua e vana chiamata in causa del Cavaliere: «Da almeno un quarto di secolo tutte le più assurde accuse di presunta mafiosità contro Silvio Berlusconi si sono sempre dimostrate false e strumentali, tant'è vero - ha sottolineato - che ogni volta gli stessi inquirenti hanno dovuto ammettere che erano infondate, disponendo l'archiviazione di tutti i vari procedimenti penali. Ora viene riattivato il circo mediatico, questa volta attorno a una foto spuntata all'improvviso dopo trent'anni, la cui esistenza è smentita dal diretto interessato».
Mammasantissima | I soldi di Cosa nostra nelle imprese di Berlusconi? Il boss Graviano: «Mio nonno gli portò 20 miliardi»
Insomma, siamo sempre al punto di partenza e, dice, l’avvocato del Cav, «tutto questo avviene perché la stampa ha in mano documenti che non potrebbero circolare in quanto coperti da segreto istruttorio, senza che peraltro la magistratura si attivi in modo deciso per mettere fine a una fuga di notizie che va avanti da troppo tempo».
A tal proposito, Perroni ha annunciato di voler reagire «in tutte le competenti sedi giudiziarie contro questo uso indegno di informazioni riservate». Infine, un riferimento alle condizioni di salute di Berlusconi: «Va poi detto che questa fuga di notizie e il clamore mediatico che ne consegue sono ancor più intollerabili, e lo dico in questo caso non solo da avvocato di Silvio Berlusconi, ma anche da cittadino, perché si verificano proprio nei giorni in cui il Presidente è ricoverato e sta combattendo una battaglia molto delicata. Quanto dovremo continuare a tollerare - ha concluso - un sistema in cui i processi si fanno prima sui giornali che nei tribunali, in violazione della legge e senza alcun rispetto per le persone?».