VIDEO | A causa dell'aumento del canone di affitto che non possono sostenere, Marco e i suoi genitori dovranno lasciare l'abitazione entro gennaio 2020. Ma da 4 anni si battono per avere un alloggio popolare
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Marco Infante ha 30 anni e tante passioni, una su tutte la musica. Vive con i genitori ad Amantea e, nonostante alcune patologie che lo affliggono dalla nascita, affronta la sua vita con un sorriso e ha tanti sogni nel cassetto. Uno di questi è entrare finalmente in una nuova casa, magari al centro, e magari come le mura meno umide e con spazi più grandi. Ma a causa di ritardi e promesse mancate, questo sogno rischia di svanire. Anzi, a causa di alcune vicissitudini, Marco e la sua famiglia rischiano addirittura di finire in strada.
Gli avvisi di sfratto
Attualmente, il giovane vive insieme ai suoi genitori in un appartamento della periferia di Amantea. Elena accudisce il figlio tutto il giorno, mentre il marito cerca di sbarcare il lunario come può perché 9 anni fa è stato licenziato e non ha più trovato un lavoro. Così, l'economia familiare ruota tutta intorno alla pensione di invalidità del 30enne. La cifra basta appena per sopravvivere e pagare l'affitto di casa. Ma dal prossimo anno, il canone di affitto subirà un aumento che per loro è insostenibile. Il 31 dicembre 2020 dovranno fare le valigie e liberare l'abitazione.
L'alloggio popolare
Il problema non si sarebbe neppure posto se solo il Comune di Amantea avesse assegnato gli alloggi popolari di cui la famiglia Ripa-Infante è destinataria. Nel 2016, dopo regolare bando, l'ente aveva resa pubblica la graduatoria e Marco aveva già pensato a come sistemare tutte le sue cose, a quante cose avrebbe potuto fare vivendo in centro, anziché rimanere chiuso in camera sua per ore a immaginare com'è il mondo fuori.
Le mancate promesse di Pizzini
A giugno 2017 la città di Amantea elegge il sindaco Mario Pizzino. È a lui che mamma Elena si rivolge per chiedere che le venga riconosciuto il diritto di un alloggio popolare. Il sindaco la rassicura, è tutto pronto, basterà attendere solo qualche settimana. Invece passano i mesi e poi gli anni, e Marco e i suoi continuano a vivere in una casa umida e i conti da far quadrare con i pochi soldi a disposizione. Elena le prova tutte, si presenta a un consiglio comunale, chiede di essere ascoltata, dice che suo figlio sta male, ma poi è lei che viene portata via in ambulanza dopo un malore. Ma non c'è niente da fare. La rabbia di questa famiglia non commuove l'amministrazione Pizzini, che sugli alloggi popolari continua a prendere tempo, anche quando riceve continui solleciti dagli avvocati e dall'associazione che tutela i diritti dei disabili, "Mamme Indispensabili", presieduta da Stella Marcone.
L'arrivo dei commissari
Alla fine di gennaio 2020 Pizzino rassegna le dimissioni, mentre due settimane più tardi il Consiglio dei Ministri decreta lo scioglimento del consiglio comunale per presunte infiltrazioni mafiose. Al Municipio, poco dopo, arriva una terna commissariale. A giugno, dopo l'emergenza Covid, Elena torna nuovamente negli uffici comunali facendo presente la situazione di estrema urgenza. Uno dei commissari acquisisce la documentazione e le promette, così afferma la donna nel suo racconto, che nel giro di due settimane, la situazione verrà risolta. Ma di giorni ne sono passati più del doppio e dell'alloggio popolare non si vede ancora nemmeno l'ombra. «Vi chiedo di fare presto - dice la donna rivolgendosi ai commissari prefettizi - siamo arrivati al limite della sopportazione. Non ce la facciamo più. Io e mio marito temiamo per il futuro di nostro figlio».