Avrebbe dovuto tenersi questa mattina l’udienza preliminare contro i cinque imputati per la morte di Stefania Signore e dei suoi bambini Christian e Nicolò Frijia. A causa di un problema di salute del difensore di un imputato, attualmente in quarantena, è stato tutto rimandato, ma sono state annunciate le parte civili.

L'alluvione di Lamezia

Era il quattro ottobre 2018 quando in seguito ad una bomba d’acqua si persero le tracce di Stefania Signore mentre da Curinga percorreva la strada di San Pietro Lametino per rincasare. La donna si ritrovò completamente al buio in un tragitto diventato un fiume in piena. Scesa dalla macchina venne portata via e a nulla valsero le ricerche di quella notte.

I corpi della madre e del figlio maggiore Cristian vennero ritrovato l’indomani ormai senza vita nei terreni della campagne prospicenti alla strada. Per riuscire a trovare il piccolo Nicolò, due anni appena, ci volle una settimana di ricerche disperate in cui i volontari furono cruciali.

Gli imputati per la tragedia di San Pietro Lametino

Ad essere imputati per queste tre morti così maledettamente ingiuste sono Antonio Condello, imprenditore 51enne residente ad Acconia di Curinga; Floriano Siniscalco, ingegnere 50enne residente a Girifalco; Francesco Paone (60 anni), Giovanni Antonio Lento (60) e Cesarino Pascuzzo (62), tutti e tre di Lamezia, dipendenti dell’amministrazione provinciale di Catanzaro.

A costituirsi parte civile sono i genitori e le tre sorelle di Stefania Signore – difesi dagli avvocati Leopoldo Marchese, Alessandra Marchese e Michelangelo Miceli –, il marito di Stefania e padre dei piccoli Cristian e Niccolò, Angelo Frijia, difeso dall’avvocato Antonio Perri. Hanno preannunciato di costituirsi parte civile anche i i nonni paterni dei piccoli, difesi dall’avvocato Natalino Pileggi.