In merito alla vicenda dello schiaffo al preside del liceo di Cosenza Aldo Trecroci, riceviamo e pubblichiamo la nota stampa dell’avvocato Cristian Cristiano, in rappresentanza del padre della studentessa autore del gesto.

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Nell'evidenziare, preliminarmente, di aver ricevuto incarico nell'ambito dei recenti fatti attenzionati dalla stampa locale e nazionale, afferenti la presunta aggressione ai danni del preside di un noto liceo scientifico della città di Cosenza, sottolineo come si sia, ancora una volta, costretti ad intervenire per stigmatizzare il massacro mediatico, ed in particolar modo sui social, sviluppatosi, senza alcuna forma di accertamento preventivo, in un sistema in cui, oramai, la presunzione di innocenza ha ampiamente lasciato il passo al populismo imperante, padre della presunzione di colpevolezza. Interveniamo, innanzitutto, a salvaguardia della minore, inevitabilmente coinvolta dal tam tam mediatico sviluppatosi e lo facciamo per cristallizzare come il mio assistito, già nella serata di ieri, si sia recato spontaneamente presso la locale Questura, senza mai rendersi irreperibile, come di contro millantato da alcuni poco informati, per mettere agli atti, sotto forma di dichiarazione spontanea, nei minimi dettagli, quanto realmente accaduto nonché le motivazioni che avevano condotto al, si badi, singolo schiaffo con cui sarebbe stato colpito il predetto preside.

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A tal proposito, si chiarisce come alcuna aggressione fisica si sia consumata nella stanza del preside, ove, per logica, anche il disattento lettore è in grado di comprendere che qualsiasi gesto poteva essere compiuto lontano da sguardi indiscreti, stanza, peraltro, priva di telecamere ed in cui si era svolto e concluso il dialogo intercorso tra genitore ed alunno, il cui contenuto è al vaglio degli inquirenti, ai quali il mio assistito ha rappresentato ampia disponibilità a fornire ogni ulteriore e necessario dettaglio, ad integrazione di quanto già narrato ieri nell'immediatezza degli accadimenti. Dovrebbe apparire strano, assai strano ai così tanto attenti lettori che, di contro, il vituperato schiaffo, gesto certamente esecrabile, sia stato inferto, guarda caso, nel corridoio, quando oramai il padre della studentessa si stava allontanando dopo che, a dire proprio dello stesso preside nell'intervista appena rilasciata e già acquisita agli atti come prova nell'ambito di indagini difensive consentite alla difesa, la discussione con il genitore era terminata, in ragione del contestuale arrivo nella stanza di un operatore amministrativo, circostanza che aveva portato il mio assistito ad uscire nel corridoio ove veniva raggiunto dallo stesso preside, evidentemente per nulla intimorito dalle asserite minacce.

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Si rimanda all'audio integrale in cui il preside cosi si esprime "è uscito nel corridoio - riferendosi al genitore - si è girato e mi ha tirato uno schiaffo", cristallizzando altro dato e cioè che il genitore, evidentemente diretto verso l'uscita, desse le spalle al preside salvo poi girarsi nuovamente, in seguito a quanto proferito dallo stesso che, nel frattempo gli andava dietro promettendo querele laddove non avesse terminato di minacciarlo, circostanza che, presuppone, ancora una volta, che lo stesso genitore, pur andato via e pur di spalle, nel tragitto continuasse a minacciare.

Siamo sereni per l'interessamento finanche dell'ill.mo ministro e certi che si farà luce fino in fondo in relazione ad ogni sfaccettatura dell'intera querelle rimandando agli eventuali processi ogni ulteriore intervento e confidando nel certo riserbo delle indagini da parte della sempre attenta Procura della Repubblica.

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