Sarebbe stato aggredito per avere chiesto spiegazioni in merito ad un violento diverbio con il figlio e poi, in ospedale, dove si trovava con ben 85 giorni di prognosi,  l’uomo, un artigiano lametino, sarebbe stato minacciato e costretto a simulare una truffa ai danni di un’agenzia assicurativa. Ora il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Elio Romano ha chiesto il rinvio a giudizio per i fratelli Alessandro, Luigi e Franco Trovato, Antonio Voci, Francesco Cosentino e Francesco Gigliotti. Ma anche per l’avvocato che sarebbe stato compiacente, Giovanni Scaramuzzino.
Sugli imputati pendono, a vario titolo, le accuse di estorsione, truffa, lesioni gravi e violenza privata. Il tutto aggravato dal fatto di avere agito all’interno di un meccanismo che avrebbe agevolato la cosca Giampà.
Sembra quasi il copione di un film, ma secondo l’accusa i fatti, risalenti al 2010, e che ricordano a tratti una sorta di ‘Arancia Meccanica’ farebbero invidia ad una pellicola. L’artigiano sarebbe stato malmenato con calci e pugni, colpito con un grosso martello di ferro e ferito più volte con un taglierino con il quale  poi gli sarebbe stato anche sfregiato il viso in modo permanente. .
Durante il ricovero in ospedale, l’uomo avrebbe ricevuto poi la visita di alcuni degli imputati che oltre a minacciarlo affinché non denunciasse l’aggressione lo costrinsero ad affermare che le lesioni erano dovute ad un incidente stradale. La pratica sarebbe stata curata poi dal legale Scaramuzzino che una volta fatto ottenere il rimborso dalla compagnia avrebbe, secondo la guardia di finanza, provveduto a ricevere il bonifico e a girarne una parte ai fratelli Trovato.

di Tiziana Bagnato